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Cronaca

Picchiata e segregata in casa per 40 giorni: condannato l'ex convivente

E’ di sei anni e mezzo di reclusione la pena inflitta a un 25enne accusato di maltrattamenti, tentata violenza sessuale, lesioni, sequestro di persona nei riguardi della compagna. L’uomo è in carcere dal 6 febbraio del 2021

LECCE - I carabinieri piombarono nel suo appartamento, dopo che una chiamata anonima segnalò la presenza di un’arma custodita all'interno; ma giunti in casa si trovarono dinanzi a un giovane che, nonostante la loro presenza, continuava a scaricare la sua furia contro la convivente.

Le indagini avrebbero svelato che fu proprio l’arrivo fortuito dei militari a salvare la vita alla malcapitata, perché poco prima il compagno, l'avrebbe picchiata e poi tentato di soffocarla con due cuscini, a causa del suo rifiuto di avere un rapporto sessuale.

Questo episodio, avvenuto la sera del 6 febbraio del 2021, non sarebbe stato l’unico: le violenze fisiche e psicologiche messe in atto anche con la minaccia di una pistola, e alla presenza della figlia minorenne, sarebbero state all’ordine del giorno tra quelle mura domestiche.

Certo è che le accuse costarono l’arresto in carcere dell’uomo, un 25enne del Leccese (di cui omettiamo il nome, per tutelare la privacy della vittima), e sono state riconosciute nel processo terminato ieri nel tribunale di Lecce.

E’ di sei anni e mezzo la pena inflitta dalla giudice della prima sezione penale Annalisa De Benedictis che ha imposto all’imputato anche un primo e immediato risarcimento del danno, per complessivi dieci mila euro (il resto dovrà essere liquidato in separata sede) alla ex, parte civile con l’avvocata Ester Nemola.

Oltre ai maltrattamenti, alle lesioni, alla tentata violenza sessuale, e alla detenzione e porto di arma comune da sparo, era contestato anche il reato di sequestro di persona, poiché l’uomo dopo aver pestato la donna, l’avrebbe segregata in casa per quaranta giorni, così che nessuno potesse accorgersi dei segni dell’aggressione rimasti sul suo volto.

E’ dopo la nascita della figlia, nel febbraio del 2017, che il 25enne, spesso sotto l'effetto di sostanze stupefacenti, avrebbe picchiato la convivente, con calci e pugni in testa sul corpo e sul viso, procurandogli anche la frattura delle dita di una mano e di un piede.

Tra gli episodi finiti nell’inchiesta condotta dalla sostituta procuratrice Giorgia Villa, c’è quello avvenuto nell’agosto del 2018, quando l’uomo le avrebbe puntato una pistola calibro 7.65 alla tempia, mentre erano in auto, e per intimidirla avrebbe sparato un colpo fuori dal finestrino. I successivi tentativi della vittima di allontanarlo dalla sua vita avrebbero provocato effetti peggiori: nuove minacce e violenze.

La sentenza ha disposto anche: l’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni e in perpetuo da quelli attinenti alla tutela e alla curatela e da qualunque incarico nelle scuole di qualunque ordine e grado; l’interdizione legale durante la pena e la sospensione (per lo stesso periodo) della potestà genitoriale.

Non appena saranno depositate le motivazioni (entro novanta giorni) la difesa, rappresentata dall’avvocato Mario Ingrosso, valuterà il ricorso in appello.

Ma, intanto, per la presidente Maria Luisa Toto del centro antiviolenza Renata Fonte che in questi anni è stato al fianco della donna, offrendole sostegno psicologico e legale gratuiti, questa è un’altra battaglia vinta in nome di tutte le vittime di soprusi.

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