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Cronaca Melissano

Picchiato e ferito da un colpo di pistola perché rifiutò il “lavoro”: condanne per 24 anni

Emesso il verdetto nel processo abbreviato nei riguardi di Asenov e Librando, accusati del tentato omicidio di un uomo “reo” di non voler partecipare a traffici illeciti. L’episodio, lo scorso aprile, a Torre San Giovanni

MELISSANO - Piombarono in casa di un uomo, lo pestarono con una mazza da baseball, tenendo sotto scacco la moglie con una pistola (una Franchi calibro 38 con matricola abrasa), la stessa dalla quale poi partirono diversi colpi, uno dei quali raggiunse il malcapitato ferendolo gravemente alla gamba.

Librando Ferdinando-3A spingere a tanto i due aggressori, individuati in Martin Georgiev Asenov, 33 anni di origini bulgare, e Ferdinando Librando, 53 anni, entrambi residenti a Melissano, (il primo fu arrestato nell’immediatezza dei fatti, il secondo un mese dopo) fu il rifiuto da parte della vittima di lavorare per loro nel trasporto di armi e droga dalla Bulgaria. E’ questo il movente individuato dalle indagini sull’episodio avvenuto la notte dello scorso 22 aprile a Torre San Giovanni, frazione di Ugento, e sostenuto dall’accusa nel processo abbreviato che si è concluso oggi con una condanna a 14 e otto mesi per Librando e a  9 anni e quattro mesi di reclusione per Asenov.

Il verdetto è stato emesso in mattinata dal giudice Carlo Cazzella, al quale la pubblica accusa, rappresentata dal pubblico ministero Maria Consolata Moschettini aveva chiesto 10 anni per il primo e 12 per il secondo. Non appena saranno depositate le motivazioni del dispositivo, l’avvocato difensore degli imputati, Stefano Pati, che aveva provato a ottenere un “alleggerimento” del reato contestato (tentato omicidio) in quello lesioni volontarie, valuterà il ricorso in appello.

Certo è che quella notte, la vittima, malconcia, riuscì a scappare con la moglie (e a raggiungere l’ospedale di Casarano, dove fu sottoposta a un delicato intervento chirurgico al femore) sottraendosi ad altri colpi d’arma da fuoco. Stando alle carte dell’inchiesta, il piano omicida sarebbe sfumato solo grazie alla donna che durante la fuga riuscì ad avvisare il cognato, il quale a sua volta allertò le forze dell’ordine, consentendo così ai carabinieri del Nucleo operativo radiomobile di risalire rapidamente ai responsabili.

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