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Cronaca

Poliziano e Pico avvelenati: lo dice l'ateneo leccese

I due grandi letterati sarebbero morti per l'alta concentazione di arsenico presente nei corpi degli umanisti. Le analisi, pubblicate in giornata, sono state condotte anche dall'Università leccese

C'è anche il lavoro di un'equipe dell'Università di Lecce nelle indagini chimiche avviate insieme agli studenti di Bologna, Pisa e presso il laboratorio centro ricerche Enel della cittadina toscana per accertare le cause delle dipartite del filosofo e umanista Pico della Mirandola deceduto a soli 31 anni e del poeta e letterato Angiolo Poliziano, scomparso alla soglia dei quaranta anni. A cinque mesi dalla riesumazione delle salme, sono stati resi noti i risultati sulle indagini di carattere antropologico e archeometrico. Rispolverando reminiscenze di studi umanistici, molti di voi ricorderanno come la scomparsa dei due letterati fosse avvolta da dubbi che la storia nei secoli ha contribuito ad alimentare. Il giallo sulle ultime ore di vita di Pico Della Mirandola e di Angiolo Poliziano sarebbe stato sciolto da un pool di ricercatori universitari, composto da una costola di studenti dell'Università del salento. Dalle analisi si deduce che gli intellettuali morirono avvelenati con l'arsenico. Le concentrazioni di piombo sono molto alte nelle ossa dei due umanisti, mentre mantengono valori fisiologici nei tessuti molli e nelle unghie.

Le concentrazioni di mercurio e arsenico, hanno spiegato gli studiosi, presentano valori superiori a quelli fisiologici in tutti i campioni, in particolar modo nei tessuti e nelle unghie di Pico della Mirandola per quanto riguarda l'arsenico. Finora la storiografia più accreditata era pervenuta, sulla base della documentazione storica, a sostenere l'ipotesi della morte per avvelenamento di Pico, e di una presunta morte per sifilide per Poliziano. E allora chi sarebbe il killer? Il mandante del duplice omicidio andrebbe individuato in Pietro de Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico. L'esecutore del misfatto, per quanto riguarda Pico, andrebbe riconosciuto in Cristoforo da Casalmaggiore, suo segretario, probabilmente con l'aiuto del fratello Martino. Queste, però, sono altre storie...

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