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Cronaca

Portavalori in viaggio fino a Foggia: a rischio ci sono incolumità e lavoro

La decisione della Banca d'Italia di trasferire le operazioni da Lecce al nord della Puglia, preoccupa i dipendenti degli istituti di vigilanza privata. Sit-in presso la prefettura: "Necessario un tavolo permanente per il settore"

 

LECCE - I lavoratori degli istituti di vigilanza privata della provincia di Lecce sono, a dir poco, sulle spine. In ansia e comprensibilmente preoccupati dal trasferimento delle operazioni di prelievo e versamento dalla sede locale della Banca d’Italia, fino a Foggia.

Il bottino prezioso di valori (milioni di euro) viaggerà indisturbato per 600 chilometri, secondo un percorso stabilito e con orari precisi: una vera “bomba” su strada, lasciata alla mercé della malavita organizzata. I dipendenti Sveviapol e La Velialpol di Lecce, a causa della riorganizzazione aziendale decisa dalla Banca d’Italia, saranno costretti ad effettuare un solo viaggio quotidiano che aumenterà il rischio dell’incolumità personale. Prima che accada “l’irreparabile”, come già segnalato dalle cronache nazionali, i sindacati Uiltucs Uil, Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Cisal ed Ugl hanno organizzato un sit in di protesta presso la prefettura di Lecce, sollevando il problema della riorganizzazione dell’intero comparto.

Secondo i rappresentanti sindacali, infatti, per mantenere un standard decente di sicurezza, si rende necessaria la scorta di una pattuglia della polizia ogni 10 chilometri (“un obiettivo quasi impossibile”, ammettono). In più, i costi del trasporto che lievitano, potrebbero mettere in crisi i livelli occupazionali all’interno degli istituti di vigilanza.

Al disagio dei lavoratori, chiusi nei furgoni per otto ore al giorno, si somma il caos della concorrenza sleale tra gli stessi istituti di vigilanza. “Da quando sono state abolite le tariffe di legalità fissate dal ministero dell’Interno, che individuavano dei livelli minimi di pagamento, le aziende giocano al ribasso nelle offerte”, denunciano i sindacalisti. Chi non rispetta i parametri del contratto nazionale della vigilanza privata (che non viene rinnovato da più di tre anni), risulta avvantaggiato dai tagli sul costo del personale.

La riorganizzazione di oggi, a quanto pare era già nell’aria dal 2009. “Più volte abbiamo richiesto un incontro in prefettura, ma siamo stati ignorati – denunciano i sindacalisti – Ora spingiamo per l’apertura di un tavolo permanente con le aziende e le istituzioni, per affrontare organicamente le problematiche del settore”. Senza trascurare il fatto che la liberalizzazione delle licenze, secondo i dipendenti, aggraverà il caos di agenzie che potrebbero aprire e chiudere sul territorio nell’arco di pochi anni, mandano per strada decine di persone.

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