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Cronaca Otranto

L’Approdo di Enea, nuovi sigilli: “Difformità e assenza di autorizzazioni”

Il locale di Porto Badisco finisce di nuovo sulla graticola, dopo le passate sentenze. Struttura rifatta, ma per la Procura interventi svolti senza i necessari permessi, in una zona a forte rischio idrogeologico

OTRANTO – Sembra non avere mai una fine il caso de l’Approdo di Enea, lo storico locale davanti all’insenatura di Porto Badisco, marina di Otranto, che porta il nome dell’eroe troiano. Leggenda locale vuole che dopo la fuga sia arrivato e approdato proprio in questa baia, una delle più note del Salento.

Già demolita la vecchia struttura in pietra e rifatta in tutt’altro modo, nei giorni scorsi è di nuovo scattato un sequestro. A ordinarlo, il pubblico ministero Massimiliano Carducci, dopo accertamenti della polizia locale idruntina e della polizia provinciale. E a essere iscritto nel registro degli indagati non è solo l’amministratore della società che gestisce il locale, Luigi Fruni, 38enne, di Otranto (già condannato nel 2019 a due anni e mezzo per i presunti illeciti nel bar-ristorante), e comproprietario di una delle particelle su cui ricade la struttura, ma anche altri tre comproprietari di altrettante particelle, più il tecnico progettista e direttore dei lavori che hanno riguardato vari aspetti di manutenzione straordinaria, più restauro e risanamento conservativo.

In sostanza, tutti rispondono delle ipotesi di reato di aver svolto interventi di natura edilizia  (installazione e mantenimento   della struttura, comprese pagode ancorate e parcheggi), in una zona sottoposta a vincoli paesaggistico e idrogeologico, senza permesso  di costruire e autorizzazione paesaggistica.

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Per il pubblico ministero, risulterebbero incongruenti sia la Scia per intervento di manutenzione straordinaria, il restauro e il risanamento conservativo del marzo del 2020, sia la Cila del giugno 2021 per altri interventi di manutenzione straordinaria. E questo perché si tratterebbe di interventi realizzabili solo con permesso di costruire, in seguito a valutazioni  d’incidenza  ambientale e di sicurezza idraulica.

Il risultato finale, insomma, sarebbe quello di un plesso del tutto difforme, con ampliamenti di quanto preesistente e sconfinamento sul terreno adiacente, rispetto alla struttura individuata nel titolo edilizio nel marzo del 2000 dal Comune di Otranto, che prevedeva la rimozione dell’intera struttura a fine estate, con ripristino dello stato dei luoghi. E, a parte sentenze in sede amministrativa e penale che già avrebbero confermato la natura abusiva del locale, per il pubblico ministero aspetto non di poco conto resta il fatto che il tutto ricada in un punto in cui è fondamentale la  salvaguardia ambientale, a detta degli esperti, visto che la zona sarebbe contraddistinta da un’alta pericolosità idrogeologica, con rischi di crolli delle falesia. 

Fruni e gli altri proprietari delle particelle sono difesi dall'avvocato Luigi Corvaglia, il direttore dei lavori dall'avvocato Giuseppe Giannaccari. 

L'esposto di Italia Nostra

Sul caso interveniene l'associazione onlus Italia Nostra, sezione Sud Salento, presiedeuta da Marcello Seclì. L'associazione che a suo tempo presentò un esposto, sulla vicenda, ricorda che "con la sentenza del 13 novembre 2019 il Tribunale penale di Lecce dispose le condanna del proprietario del bar-ristorante L’Approdo di Enea e dell’allora dirigente dell’Ufficio tecnico del Comune di Otranto, nonché la confisca dell’immobile in quanto abusivo; la sentenza è stata poi confermata il 7 febbraio 2022 dalla Corte d’appello di Lecce ed ora si è in attesa della sentenza definitiva della Cassazione". Nel frattempo dopo la demolizione del luglio del 2021, è sorto un buovo chiosco bar-ristorante che per Italia Nostra avrebbe goduto del "solo parere favorevole di Valutazione dell’incidenza ambientale (Vinca, ndr) rilasciata dalla Provincia di Lecce il 9 giugno 2021".

Il 13 giugno 2022 la sezione del Sud Salento dell'associazione inviò al Comune di Otranto e a tutti agli altri enti competenti, tra cui la Procura di Lecce, un esposto con il quale, tra le altre cose, chiedeva che si accertasse la legittimità edilizia delle strutture prefabbricate (indicate con i numeri 1 e 2 nelle seguenti figure, ndr), presuntivamente realizzate nel 2021 per essere adibite a bar-ristorante e cella frigorifera su aree che sarebbero gravate del già citato ordine giudiziario di confisca.

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Ancora, l'associazione chiedeva che fossero svolti accertamenti sulla la legittimità edilizia del vano seminterrato (indicato con il numero 3, ndr) che sarebbe stato costruito nell'anno 2000 per essere adibito a pozzo nero e cantina, anch'esso gravato dall'ordine giudiziario di confisca.

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E poi, ulteriore richiestam quella della data di esecuzione e la legittimità edilizia di esecuzione dello sbancamento del costone roccioso naturale, alle spalle del prefabbricato. Va detto, ancora, che il 6 dicembre del 2022 il Servizio ambiente della Provincia di Lecce ha annullato, in via di autotutela, la Vinca che rilasciata in precedenza, relativamente alla demolizione e ricostruzione del chiosco bar-ristorante. E ora, ecco il sequestro.

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"Alla luce di tale situazione va evidenziato che mercoledì 8 marzo il Tar di Lecce - prosegue Italia Nostra - si dovrà esprimere sul ricorso presentato dal proprietario del chiosco bar-ristorante avverso il provvedimento della Provincia di Lecce con cui ha annullato in autotutela la Vinca al fine di ottenere la sospensione cautelare del provvedimento stesso".

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