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Cronaca Santa Cesarea Terme

Porto Miggiano: denunce e nuovi blocchi. La baia resta interdetta e pericolosa

Ad oggi gli agenti della forestale hanno identificato e denunciato 25 perone per violazione dei sigilli, intensificando i controlli su tutta la baia. Nelle prossime ore, su disposizione del magistrato titolare del procedimento, Antonio Negro, l'accesso sarà ulteriormente e bloccato

LECCE – Dopo le polemiche e le denunce dei giorni scorsi, continua a far discutere il caso di Porto Miggiano. La baia, infatti, sottoposta a sequestro da alcuni mesi, in questo caldo agosto salentino è stata comunque meta di bagnanti che, incuranti dei divieti e dei sigilli apposti oltre che del pericolo di crolli, hanno continuato ad affollare il tratto di spiaggia adriatica. A poco è servito il posizionamento, da parte degli uomini del corpo forestale dello Stato, di un grosso blocco di cemento e di una transenna per impedire l’accesso.

Divelti i sigilli e strappato il divieto, i bagnanti hanno continuato a frequentare la caletta di Santa Cesarea, utilizzando la transenna come una sorta di scala a pioli per accedere alla spiaggia. Da qui l’intervento della forestale, che ha identificato e denunciato 25 perone per violazione dei sigilli, intensificando, fino alla fine dell’estate, i controlli su tutta la baia. Nelle prossime ore, su disposizione del magistrato titolare del procedimento, Antonio Negro, l’accesso alla spiaggia sarà ulteriormente e bloccato con altri blocchi di cemento. Una situazione comunque temporanea, in attesa dell’installazione di una cancellata che boccherà definitivamente l’accesso.

Tutto è cominciato quando, lo scorso 20 marzo, gli uomini del corpo forestale dello Stato hanno apposto i sigilli sia all’area a strapiombo sul mare (dove sono in corso alcuni interventi di consolidamento geotecnico), sia alla parte superiore, interessata da lavori di urbanizzazione. La misura è stata disposta ai fini probatori, per accertare la conformità dei lavori della falesia, finanziati con fondi Cipe per un importo di circa tre milioni di euro.

Alcuni sopralluoghi sono stati avviati per verificare se le strutture edificate in zona abbiano contribuito all’erosione della scogliera per poter dare un contorno alla vicenda che ha portato, peraltro, all’iscrizione di tre persone nel registro degli indagati: Salvatore Bleve, dirigente dei lavori pubblici del Comune di Santa Cesarea e responsabile unico del procedimento, Daniele Serio, direttore dei lavori e Maria Grazia Doriana, amministratore unico della Cem spa, ditta esecutrice dei lavori.

La richiesta di dissequestro della cala di Porto Miggiano è stata bocciata per ben due volte: da parte del gip Vincenzo Brancato, dopo quello firmato dai sostituti procuratori Elsa Valeria Mignone e Antonio Negro. In entrambi i casi l’istanza è stata presentata dall’amministrazione comunale di Santa Cesarea Terme, assistita dall’avvocato Pietro Quinto. Con la stagione estiva alle porte, infatti, il sindaco del borgo adriatico, Daniele Cretì, aveva chiesto la rimozione parziale dei sigilli all’area, per consentire l’accesso ai bagnanti. Bisognerà attendere il deposito delle nuove consulenze che la Procura ha affidato ai professori Dino Borri (ordinario del dipartimento di Architettura e Urbanistica del Politecnico di Bari) e Giuseppe Roberto Tomasicchio (titolare delle cattedre di Idraulica e Costruzioni idrauliche alla facoltà di Ingegneria civile dell’Università del Salento).

Nella richiesta presentata dal legale del Comune di Santa Cesarea, è stato evidenziato l’avvenuto completamento delle opere e quindi l’impossibilità di alterare lo stato dei luoghi o le indagini in corso. L’istanza, tuttavia, è stata rigettata poiché secondo il giudice i consulenti tecnici nominati hanno il compito di verificare se le opere marittime già realizzate possano essere qualificate come opere di difesa della falesia dalle onde o se, piuttosto, abbiano comportato un’alterazione della scogliera.

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