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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Posizione alleggerita: Frisullo passa ai domiciliari

L'ex vicepresidente della Regione Puglia può lasciare il carcere di Bari. Dovrà restare nella sua abitazione di Lecce. Riviste anche le posizioni degli altri indagati. Scarcerati Valente e Andrioli

BARI - Si ammorbidisce la posizione di Sandro Frisullo, fra i principali indagati nel filone d'inchiesta sulla sanità della Procura di Bari. L'ex vicepresidente della Regione Puglia, sotto il primo mandato di Nichi Vendola, può lasciare il carcere di Bari e tornare a casa, a Lecce, dopo ventuno giorni: passa, infatti, agli arresti domiciliari. Il trasferimento, nel pomeriggio. Questa la decisione dei giudici del Tribunale del riesame di Bari, giunta dopo l'udienza di ieri, otto ore filate. Lo stesso politico del Pd, che il giorno prima s'era avvalso della facoltà di non rispondere, all'interrogatorio dei pubblici ministeri, era presente in aula, ad ascoltare, in silenzio, i suoi avvocati, Michele Laforgia e Federico Massa. La difesa aveva chiesto la scarcerazione, ritenendo insussistenti tutti gli elementi per giustificare il regime carcerario. E dunque, come atteso, il provvedimento è stato depositato intorno alle 13.

Non è piena liberazione, ovviamente, ma la posizione è comunque stata rivista, sebbene l'impianto accusatorio dei pm Ciro Angelillis, Eugenia Pontassuglia e Giuseppe Scelsi, per il momento, evidentemente, regga.

Riviste sono state anche le posizioni degli altri indagati, nell'ambito dell'inchiesta sul presunto giro di appalti, con al centro l'Asl di Lecce, secondo le dichiarazioni dell'imprenditore barese Giampaolo Tarantini. Vincenzo Valente, direttore amministrativo dell'Azienda sanitaria locale, fino ad oggi ai domiciliari, è libero, ma con obbligo di dimora a Bisceglie, dove risiede. Fine dei domiciliari, e senza alcun obbligo, per Roberto Andrioli, funzionario dell'area gestione del patrimonio, anch'egli fino ad oggi recluso ai domiciliari. Era già libero il neurochirurgo Antonio Montinaro, primario del "Vito Fazzi" di Lecce, il quale s'è visto revocare l'obbligo di dimora precedentemente imposto dal gip. Le motivazioni saranno note solo nei prossimi giorni.

Nell'ambito dell'inchiesta, come si ricorderà, di associazione per delinquere e turbativa d'asta rispondono i fratelli Giampaolo e Claudio Tarantini (amministratori della Tecno Hospital Srl), Frisullo e Valente. Giampaolo Tarantini è accusato anche di corruzione, stesso capo d'imputazione contestato a Frisullo, Montinaro e ad un altro indagato, a piede libero, Domenico Marzocca, di Bari, legale rappresentante della Prodeo Spa. Di sola turbativa di libertà d'incanti per un episodio del 2007, riguardante una fornitura di materiale sanitario, sono accusati Andrioli e Montinaro. Per Valente anche l'accusa di abuso d'ufficio.

A monte, le dichiarazioni di "Giampy" Tarantini. Tangenti, escort ed altri favori sarebbero stati elargiti a Frisullo, che ha sempre respinto ogni addebito, per garantire a Tarantini la vincita di appalti per la fornitura di materiale sanitario all'Asl leccese, per un valore di 5 milioni di euro. Secondo gli inquirenti, l'ex vicepresidente della Regione avrebbe intascato tra i 200 ed i 250mila euro. Il giorno prima dell'udienza presso il Tribunale del riesame, la Procura aveva depositato nuovi atti, contenenti accertamenti patrimoniali e bancari.

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