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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

“Solidarietà con i detenuti in lotta”: a Pasqua presidio pacifico di fronte al carcere

Una protesta per denunciare la situazione di invivibilità nell’istituto di pena di Borgo San Nicola, dove sovraffollamento e carenze igieniche sono i mali che ogni giorno i detenuti devono affrontare. "Chiusi in tre dentro celle da 10 metri quadrati"

LECCE – “Solidarietà con i detenuti in lotta”. Lo striscione, dal sapore forse un po’ anacronistico e retrò, campeggia su via Borgo San Nicola, di fronte a una delle sezioni dell’istituto penitenziario alle porte del capoluogo salentino. Da alcune grosse casse posizionate sul ciglio della strada, si alzano verso il cielo grigio di una primavera capricciosa canti di protesta e di “lotte di classe e di giustizia”.

Qualcuno agita le braccia in segno di saluto (forse più immaginario che reale) verso un detenuto. Anche a Lecce, così come in altre città italiane (compresa la vicina Taranto), gli anarchici hanno organizzato un presidio dinanzi al carcere. La manifestazione, assolutamente pacifica, si è svolta nel pomeriggio, sotto lo sguardo vigile ma sereno, della polizia e dei colleghi della penitenziaria.

Una protesta finalizzata a denunciare la situazione di invivibilità nell’istituto di pena di Borgo San Nicola, dove sovraffollamento e carenze igieniche e strutturali sono i grandi mali che ogni giorno i detenuti devono affrontare. Chiusi in tre dentro celle da circa 10 metri quadrati; dormono in letti a castello (il materasso più in alto è a 50 centimetri dal soffitto); in cella c'è una sola finestra ed un bagno cieco senza acqua calda; il riscaldamento funziona d'inverno poche ore al giorno; le grate sono chiuse per 18 ore al giorno; carta igienica, shampoo, bagno schiuma, detersivi solo per chi può comprarli nello spaccio interno. Gli anarchici denunciano le condizioni di invivibilità delle carceri italiane, dove nel 2013 ci sono state 148 morti, lanciando e amplificando l'appello fatto da vari detenuti per una mobilitazione in tutte le città dal 5 al 20 aprile 2014. Nel corso del presidio si sono susseguiti interventi, e soprattutto musica, per dare un momento di svago ai detenuti che hanno salutato dalle inferriate sventolando stracci.

“Si cerca di fare in modo che le carceri – spiega uno dei partecipanti al presidio – siano lontane da noi sia fisicamente che idealmente, che chi vi è detenuto sia cancellato dalla vista, non esista più, isolato in una condizione, quella della privazione della libertà, che lo escluda dalla società di cui avrebbe intaccato le regole. Il carcere dimostra così la sua vera funzione, che non è quella dichiarata della rieducazione, bensì quella reale dell’esclusione”.

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