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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Gallipoli

Presunti abusi al lido Samsara: 4 condanne. Disposto il dissequestro

E’ terminato ieri il processo di primo grado nei riguardi degli imputati coinvolti nell’inchiesta che il 7 febbraio del 2019 impose i sigilli sull’area, nella Baia Verde, a Gallipoli

GALLIPOLI - Si è chiuso con quattro condanne il processo sui presunti abusi edilizi commessi nel noto lido il lido di Baia Verde, a Gallipoli, il Samsara Beach. La sentenza è stata emessa ieri dai giudici della seconda sezione penale del Tribunale di Lecce, presieduta dal giudice Stefano Sernia che ha inoltre disposto il dissequestro della struttura, sequestrata il 7 febbraio 2019, e la sua restituzione al demanio dello Stato.

Questo il verdetto, tra parziali assoluzioni e l’intervenuta prescrizione di alcune contravvenzioni contestate: due anni a Giuseppe Cataldi, 66, di Gallipoli, nelle vesti di dirigente del Settore Urbanistico e dell’Ufficio Demanio del Comune di Gallipoli, più interdizione di un anno e mezzo dai pubblici uffici; un anno e tre mesi, a testa, per Rocco Greco, 47 anni di Gallipoli, legale rappresentante della Società “Sabbia d’Oro srl” proprietaria dello stabilimento balneare e Lorenzo De Pinto, 47, di Gallipoli, tecnico progettista della società; un mese di arresto per Sergio Leone, 66, di Taviano, funzionario delegato alla firma per dirigente del Settore Urbanistico del Comune. Sia a quest'ultimo che a De Pinto, è stato riconosciuto il beneficio della pena sospesa.

A mandare a giudizio gli imputati (tra questi c’era anche Vincenzo Schirosi, 69, di Gallipoli, responsabile del procedimento relativo alla pratica edilizia, già prosciolto) era stato il giudice Michele Toriello, su sollecitazione del procuratore aggiunto Elsa Valeria Mignone che aveva condotto le indagini.

Stando all’inchiesta, tutti, nei rispettivi ruoli, avrebbero fatto in modo che su un’area demaniale marittima sottoposta a vincolo paesaggistico e soggetta alla tutela del piano paesaggistico territoriale regionale, venissero realizzati interventi per la creazione di una complessa struttura destinata a stabilimento turistico-balneare e di una discoteca all’aperto, della superficie complessiva di oltre mille metri quadrati, con la creazione di un grande manufatto destinato a chiosco-bar, cucina, deposito con annessi locale dj e zona shop, servizi igienici, infermeria, struttura ombreggiante e ancora camminamenti, pedane, scale e rampe.

I reati contestati a vario titolo erano di distruzione o deturpamento di bellezze naturali e violazioni al testo unico sull’edilizia e al codice della navigazione, abuso d’ufficio e falsità ideologica perché sarebbero stati rilasciati permessi illegittimi, e false attestazioni in merito all’area sulla quale sarebbero stati svolti gli interventi e sulla conformità dello stabilimento ai titoli urbanistici.

Non appena saranno depositate le motivazioni (entro novanta giorni) gli avvocati difensori Luigi Covella, Pompeo Demitri,  Alessandro De Matteis e Luigi Suez, valuteranno il ricorso in appello.

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