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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Porto Cesareo

Presunti abusi nel lido “Bahia del Sol”, il verdetto: tutti assolti

E’ terminato oggi il processo nei riguardi dei nove imputati accusati a vario titolo di abusivismo edilizio, abuso d’ufficio, falsità ideologica e invasione di terreni in merito ad alcune opere realizzate nella nota struttura a Porto Cesareo

PORTO CESAREO - Nessun illecito è stato commesso nella struttura turistica “Bahia del Sol” nella località di Torre Lapillo, a Porto Cesareo. A stabilirlo è stata oggi la seconda sezione penale del Tribunale di Lecce,  che ha emesso un verdetto assolutorio (per alcune imputazioni perché il fatto non sussiste, per un’altra perché il fatto non costituisce reato) per tutti e nove gli imputati chiamati in causa per la realizzazione di una pedana in legno (delle dimensioni di circa 650 metri quadrati) a uso solarium e relax, con posizionamento di tavoli per la ristorazione, ritenuta, secondo l’ipotesi accusatoria, abusiva.

Così si è pronunciato oggi il collegio presieduto dal giudice Pietro Baffa per: i titolari della società che gestisce lo stabilimento balneare Maria Stefania Mangialardo, di 42 anni, e il fratello Luca Giuseppe, di 47, entrambi di Copertino; Fabio Martina, 50 anni, di Leverano, titolare della ditta “Art Legno” esecutrice dei lavori; Luigi Verardi, 53 anni di Racale, direttore dei lavori; Rosato Vantaggiato, 67 anni, di Porto cesareo, tecnico progettista; Paolo Stefanelli, 65, di Lecce, nelle vesti di dirigente del settore IX dell’Ufficio tecnico del Comune di Porto Cesareo; i due tecnici istruttori del Comune, Fabrizio De Pace, 44 anni, di Porto Cesareo, e Pietro Viva, 45, di Porto Cesareo; l’architetto Augusto Ressa, tarantino di 67 anni, già direttore dell’ufficio operativo della Soprintendenza di Taranto, nonché responsabile del procedimento.

Oltre che di abusivismo edilizio, a Stefanelli, De Pace, e Viva, erano contestati anche i reati di abuso d’ufficio e falsità ideologica in atto pubblico per aver rilasciato, nel 2015, assensi considerati illegittimi; ai fratelli Mangialardo, Vantaggiato e Verardi, anche quello di invasione di terreni perché avrebbero utilizzato una zona demaniale come area parcheggio a servizio della struttura.

Ma nessuna delle accuse ha retto dinanzi ai giudici che metteranno nero su bianco le motivazioni della decisione entro novanta giorni.

A difendere gli imputati ci hanno pensato: l’avvocato Antonio Quinto (per l’ingegnere Stefanelli); gli avvocati Antonio Scalcione e Cosimo D’Agostino (per il geometra De Pace); l’avvocata Addolorata Flores (per il geometra Viva); gli avvocati Viola Messa e Antonio Romanello (per il progettista, architetto Vantaggiato); l’avvocato Eligio Curci per l’architetto Ressa; gli avvocati Angelo Vantaggiato, Giuseppe Romano, Pierluigi Portaluri e Giulio De Simone per i proprietari, il direttore dei lavori e l’impresa esecutrice.

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