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Cronaca Otranto

Presunti abusi nel lido vip di Otranto, condannati il sindaco e altri due

E’ arrivato il verdetto nel processo sul Twiga Beach Club di Otranto, in località Cerra. Dopo il suo sequestro, nel maggio del 2017, Flavio Briatore ritirò il suo marchio. Disposta la confisca

OTRANTO - Si è chiuso con tre condanne il processo nato dall’inchiesta sui presunti illeciti commessi nella realizzazione del Twiga Beach Club, in località Cerra, a Otranto, destinato ai vip ma mai aperto. Nel progetto era inizialmente coinvolto anche Flavio Briatore, che ritirò il proprio marchio Twiga alla luce dell'inchiesta penale sfociata, nel maggio del 2017, nel sequestro.

La sentenza è stata emessa oggi dal collegio della seconda sezione penale del tribunale di Lecce, presieduto dal giudice Pietro Baffa, che ha disposto la confisca della struttura e ha inflitto: tre anni e tre mesi di reclusione a Raffaele De Santis, 75 anni, di Otranto, legale rappresentante della società “Cerra” committente dei lavori; quattro anni al dirigente comunale dell’area tecnica dell’epoca, Emanuele Maggiulli, 56, di Muro Leccese, condannato nella stessa giornata anche nel processo sulla costruzione del lido “Dolce Riva”, in località Grotta Monaca, sempre a Otranto (di cui diamo notizia in un successivo articolo); tre anni e nove mesi per Pierpaolo Cariddi, 55, sindaco di Otranto (di recente sospeso nell’ambito dell’inchiesta “Re Artù”, in cui è indagato anche Maggiulli) e al tempo progettista e direttore dei lavori. Per il primo, il pubblico ministero Alessandro Prontera aveva chiesto tre anni e mezzo, per gli altri due quattro anni.

Durante la prima udienza, la Corte accolse la richiesta di oblazione avanzata da Cariddi e De Santis, imponendo loro il pagamento di una somma di 3.400 euro per ottenere l’estinzione del reato di violazione della normativa antisismica che pure veniva contestato dalla Procura.

Le accuse oggetto del procedimento di cui era titolare la pm Roberta Licci erano, a vario titolo, di abusivismo edilizio in zona vincolata e occupazione del demanio marittimo, deturpamento di bellezze naturali e abuso d’ufficio in concorso, falso. Per i primi due reati, è stato disposto il non doversi procedere per intervenuta prescrizione.

Nell’avviso di conclusioni delle indagini figurava anche Giuseppe Tondo, dirigente dell'ufficio Ambiente del Comune di Otranto, uscito di scena dopo aver patteggiato una condanna a 12 mesi.

Non appena saranno depositate le motivazioni, gli imputati valuteranno il ricorso in appello con gli avvocati Antonio Quinto, Gianluca D’Oria, Antonio De Mauro, Adriano Tolomeo e Corrado Sammarruco.

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