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Mercoledì, 27 Settembre 2023
Cronaca

Pretende soldi per la droga e scaglia un apribottiglie contro la madre: in carcere

Arrestato un 32enne leccese per estorsione, tentata e compiuta, e maltrattamenti in famiglia. Davanti al gip, si è difeso: “Sono in credito con i miei genitori”

LECCE - Ubriaco e drogato, un 32enne leccese avrebbe costretto con la violenza i genitori a consegnargli quotidianamente somme di denaro variabili, tra i 30 e i 50 euro, necessarie ad acquistare cocaina. 

Le vessazioni iniziate lo scorso maggio avrebbero toccato l’apice il 6 giugno: prima si  sarebbe rivolto al padre con frasi del tipo “infame, te ciu, te sparu” (infame, ti ammazzo, ti sparo, ndr), tanto che quest’ultimo, intimorito, si sarebbe allontanato dall'abitazione, per poi far ritorno solo all'arrivo degli agenti delle volanti; poi, avrebbe lanciato un apribottiglie di ferro contro la madre che per fortuna è riuscita a schivarlo.

Oltre ai poliziotti, quel giorno, è stato necessario anche l’intervento del personale del 118, perché la nonna dell’indagato davanti a queste scene di spropositata violenza ha avuto un malore.

Certo è che l’ira del 32enne non si sarebbe placata nemmeno all’arrivo degli agenti: in evidente stato di ubriachezza, avrebbe continuato a dimenarsi, urlando contro i parenti con voce autoritaria per intimorirli e zittirli.

Alla fine, l’uomo, con alle spalle numerosi precedenti penali, manette ai polsi, è stato accompagnato nel carcere di “Borgo San Nicola” per estorsione, tentata e riuscita, e maltrattamenti. 

Interrogato dal giudice Angelo Zizzari, alla presenza dell’avvocato difensore Alessandro Stomeo, ha ammesso l’uso di espressioni minacciose e offensive, negando però qualsiasi comportamento aggressivo e spiegando di essere in credito di denaro con la famiglia. 

Insomma, stando alle sue dichiarazioni, le pretese di denaro sarebbero state legittime,  poiché anni addietro, forse nel 2014, avrebbe ricevuto un risarcimento per alcune migliaia di euro sul suo conto che poi avrebbe consegnato alla madre. 

Il gip ha ritenuto inverosimile la versione dell’indagato, anche in considerazione delle incertezze nei riferimenti temporali e sull’ammontare del presunto credito, e lo ha lasciato dietro le sbarre, ritenendo che misure meno afflittive non basterebbero ad arginare la sua pericolosità sociale.

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