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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Gallipoli

“Prima conquista la fiducia di una 15enne, poi la fa ubriacare e la violenta”: condannato un 55enne

Il giudice Maritati ha inflitto otto anni di reclusione all’uomo, originario di Belpasso (Catania), accusato di aver abusato di una giovane turista in un hotel a Gallipoli, il 3 agosto del 2020

GALLIPOLI - E’ stato condannato a otto anni di reclusione, a fronte dei diciotto anni invocati dal pubblico ministero Luigi Mastroniani, Roberto Rapisarda, 55 anni, originario di Belpasso (in provincia di Catania), accusato di aver violentato una quindicenne, dopo aver carpito la sua fiducia, e di aver poi cercato di impaurirla, nel timore di essere “scoperto”, facendo leva sui suoi trascorsi criminali in associazioni di stampo mafioso, sul fatto di aver compiuto plurimi omicidi e di aver usato la violenza nei riguardi di persone che avevano violato il codice del “rispetto”.

Ma la malcapitata, nonostante le ripetute e pesanti minacce, trovò il coraggio di denunciarlo, mettendo in moto la macchina della giustizia che oggi è arrivata a pronunciare un verdetto di colpevolezza. A emetterlo è stato il giudice Alcide Maritati, al termine del processo discusso col rito abbreviato, nel quale l’imputato era assistito dall’avvocato Francesca Conte.

La sentenza ha riconosciuto anche il risarcimento del danno in separata sede alla ragazza, che si era costituita parte civile con l’avvocato Luigi Covella.

I fatti si sarebbero svolti nell’estate del 2020, in un hotel a Gallipoli, dove la malcapitata soggiornava con i genitori per le vacanze. In particolare, stando alle indagini condotte dagli agenti del commissariato locale, la sera del 3 agosto, dopo qualche giorno dalla conoscenza di Rapisarda, che sarebbe riuscito a manipolare la giovane turista ponendosi come un amico fidato, come un padre, questa l’avrebbe raggiunto nella sua camera; il 55enne l’avrebbe fatta ubriacare con cinque bicchieri di tequila, per poi abusare di lei con violenza, al punto da provocarle la frattura del naso. In un successivo incontro, la giovane provò a chiudere ogni tipo di rapporto, proprio in ragione del grave episodio, ma lui l’avrebbe minacciata, facendo leva sulla sua forza mafiosa e tentando anche di convincerla del contrario, cioè che sarebbe stata lei a violentarlo, approfittando della sua ubriachezza.

Questo il tenore delle frasi che le avrebbe rivolto e finite nel fascicolo d’inchiesta: “Se io ti faccio una carezza e tu in questo caso mi dai dei pugni… io ti tolgo la vita. Ho fatto la guerra con i clan più agguerriti, poi mi chiama questa e mi dice sai hai fatto a lei una cosa bruttissima… mettiti al mio posto… dovrei ucciderti… Per molto meno ho sparato alla gente. Riflettere, riflettere. Io per queste cose, ho distrutto le persone… non devo sentire la minima parola, ti vengo a prendere mentre dormi! Pigliami in parola! E ti faccio vedere chi sono! Quando parli di me, assicurati e pesa le parole… In tre secondi ti lascio al tappeto… Non ti permetto verso i miei confronti, un minimo errore che ti distruggo”.

Non appena saranno depositate le motivazioni, il 55enne valuterà il ricorso in appello.

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