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Cronaca

Processo per il derby, ammessi i tifosi come parti civili. "Decisione storica"

Saranno circa 250, fra sostenitori del Lecce e del Bari, ad avere il risarcimento danni, se si dovesse arrivare ad una sentenza. E non solo, caso singolare, i tifosi salentini e biancorossi giocheranno per la stessa causa, ma, per i legali, si tratta di un precedente unico per la giurisprudenza italiana

LECCE – Ci saranno anche circa 150 tifosi giallorossi tra le parti civili ammesse nel processo relativo alla presunta combine nel derby del 15 maggio 2011 (che sembra aver scoperchiato il vaso di Pandora con i mali del calcio nostrano). Una gara comprata, secondo la Procura di Bari, dal club salentino per 230mila euro. Oggi, il giudice monocratico del Tribunale di Bari Valeria Spagnoletti, ha ammesso la costituzione dei supporter salentini assistiti, in gran parte (ben 71) dagli avvocati Giuseppe Milli e Francesco Calabro.

Si tratta di una costituzione storica e unica nel suo genere, destinata a creare un precedente importante nella giurisprudenza italiana. “E’ la prima volta – spiega l’avvocato Milli, che sin da subito ha sposato la causa dei tifosi – che un giudice terzo riconosce la sussistenza del danno da tifoso”.

“Sono molto soddisfatto che il giudice abbia ammesso la costituzione di parte civile – prosegue il penalista salentino –. Una decisione che premia il lavoro svolto sin qui con il collega, nonostante la nostra decisione fosse stata accolta con molto scetticismo. Il nostro obiettivo è quello di accendere un faro su una vicenda che ha danneggiato una squadra e un’intera città, e capire quale si ala verità in una vicenda che ha ancora molti lati oscuri e che gli stesi imputati continuano a dipingere in maniera assai diversa”. Ammessi nel processo come parte civile anche un centinaio di tifosi biancorossi e la stessa As Bari, rappresentata dall’avvocato Aurelio Gironda. Respinte, invece, le istanze delle associazioni dei consumatori.

A giudizio, con l'accusa di frode sportiva, sono finiti l'ex presidente del Lecce Pierandrea Semeraro, l'imprenditore Carlo Quarta e Marcello Di Lorenzo, amico dell'ex difensore del Bari Andrea Masiello. Gli altri indagati per questa partita, il calciatore Andrea Masiello, e due suoi presunti complici, Gianni Carella e Fabio Giacobbe, accusati anche di associazione per delinquere perché coinvolti in più di una combine, hanno patteggiato nell'ottobre scorso: Masiello una pena di un anno e 10 mesi, gli altri due un anno e 5 mesi per le presunte partite truccate Bari-Lecce, Palermo-Bari, Bari-Sampdoria e Bologna-Bari. A Semeraro, Quarta e Di Lorenzo il sostituto procuratore della procura di Bari Ciro Angelillis contesta un solo episodio di frode sportiva, relativo al derby. I tre sono stati incastrati proprio dalle dichiarazioni di Masiello e dei suoi due amici.

Per truccare il derby – hanno rivelato agli investigatori – furono versati ai baresi circa 230mila euro, pagati in diverse tranche. La prima parte, che ammontava a 50mila euro, sarebbe stata versata durante un incontro all'Hotel Tiziano di Lecce. Le altre parti della cifra pattuita sarebbero state consegnate da Carlo Quarta a Carella durante incontri avvenuti in una stazione di servizio sulla tangenziale di Bari; e da Quarta a Masiello in una località del nord Italia dove l'ex calciatore biancorosso (poi passato all'Atalanta) viveva all'epoca dei fatti.

Andrea Masiello, ex capitano della formazione biancorossa, secondo i magistrati baresi, avrebbe, nel doppio ruolo di “corrotto e corruttore”, alterato il risultato di alcune gare, tra cui proprio quella con il Lecce. “Quando il risultato era sullo 0-1 a favore del Lecce – ha raccontato Masiello agli inquirenti –, ho sfruttato un'occasione che mi si è posta per poter cristallizzare definitivamente l'esito della sconfitta per il Bari e per poter, quindi, ottenere il pagamento promessomi, realizzando l'autogol con cui si è concluso l'incontro”. 

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