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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Lizzanello

Progetto fogna bianca, al Tar la spuntano i ricorrenti

Dopo la sospensiva della procedura di esproprio comunale per il collettamento della fogna bianca a Lizzanello, i giudici leccesi accolgono le ragioni del ricorso: servivano le verifiche idrauliche

LIZZANELLO - Dalla sospensiva al definitivo accoglimento del ricorso: il caso dei lavori di collettamento della fogna bianca del Comune di Lizzanello, sospesi con decreto del Tar Lecce il 15 gennaio scorso, si risolve legalmente con il successo dei privati (Manuela e Christian Calcagnile), che avevano impugnato il progetto dell'attesa opera pubblica cittadina, per cui era stato già stanziato un lauto finanziamento da 3milioni di euro ed appaltata la fase esecutiva (https://www.lecceprima.it/articolo.asp?articolo=25051 ).

I privati, rappresentati dagli avvocati Luca Bruni e Gaetano Messuti, hanno visto pienamente accolte le proprie ragioni dai giudici amministrativi. Questa in breve la ricostruzione della vicenda: il progetto di collettamento della fogna bianca del comune di Lizzanello e della frazione di Merine interessava un'area estesa per circa 18mila mq, ricadente in una zona a forte espansione dal punto di vista turistico-ricettivo, ossia i Giardini di Atena. Per la sua realizzazione, l'amministrazione locale aveva avviato una procedura di esproprio dell'area interessata.

I proprietari delle zone, colpiti dall'esproprio, si sono rivolti alla giustizia amministrativa, che, dopo la sospensiva degli atti della procedura (decreto di esproprio d'urgenza ed immissione in possesso) e qualche mese di valutazione, ha accolto le ragioni dei ricorrenti. I legali di questi ultimi hanno dimostrato in sede dibattimentale come non siano state eseguite le verifiche idrauliche richieste dall'Autorità di bacino, poiché l'area risulta ad elevato rischio idraulico, nel senso di pericolo di inondazione da parte di acque provenienti da corsi d'acqua naturali o artificiali.

Il comune di Lizzanello, d'altro canto, ha difeso la propria posizione, convinto che si dovesse prima procedere alla realizzazione dell'opera e poi alle successive verifiche idrauliche: se queste avessero confermato i rischi, si sarebbe successivamente passati a nuovo sito. Per i ricorrenti, invece, la procedura doveva essere esattamente l'opposta: prima le verifiche, poi l'infrastruttura. Dello stesso avviso, dunque, anche il Tar di Lecce, che ha dichiarato "improcedibili" alcuni atti, annullando la fattibilità dell'infrastruttura e specificando nel merito la preminenza della sicurezza idraulica alla messa in opera.

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