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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Giro di prostituzione, in sei finiscono a processo. Patteggiano in cinque

Si è tenuta in mattinata l’udienza preliminare nata dall'inchiesta che puntò i riflettori su un’organizzazione finalizzata a reclutare, controllare, agevolare e sfruttare le attività di meretricio, nel 2016

LECCE - Si è conclusa con sei rinvii a giudizio l’udienza preliminare nata dall’inchiesta che fece luce su un giro di prostituzione in appartamenti presi in affitto a Lecce e a Taviano, nel 2016.

Al banco degli imputati dinanzi alla prima sezione penale del tribunale di Lecce siederanno: Giovanni Lepore, noto come “Pamela”, 58 anni, di Lecce; Viviana Serli, 53, di Lecce; Luigi Tunno, 56, di Taviano; Alessandro Tafuro, 39 anni, di Lecce; Hamid Badraoui, 34 anni, residente a Galatone; Mohammed Arbi Amri, tunisino di 27 anni residente a Trepuzzi.

A difendere gli imputati ci penseranno, tra gli altri, gli avvocati Alessandro Costantini Dal Sant, Giuseppe Gatti, ed Elisa Cappello.

Le altre cinque persone coinvolte nello stesso procedimento hanno invece chiesto di patteggiare condanne che vanno da uno a due anni di reclusione: Massimo Mazzotta, 62, di Lecce, (con l’avvocato Vincenzo Del Prete che ha sostituito in udienza il collega Silvio Caroli), un anno e quattro mesi, più 200 euro di multa; Anna Luigia Ghione, 53 anni, di Trepuzzi, un anno, pena sospesa, più 300mila euro di multa (con l’avvocato Marco Pezzuto); Antonio Martiriggiano, 26 anni, di Lecce, un anno e undici mesi, pena sospesa, più 600 euro di multa (con l’avvocata Gabriella Mastrolia); Simone Mastrolia, 44, di Sternatia, due anni (con l’avvocato Gianni Gemma); Fernando Miglietta, 51, di Trepuzzi, un anno e otto mesi, pena sospesa, più 500 euro di multa (con l’avvocato Christian Quarta).

Tutte le istanze sono state accolte dalla giudice Simona Panzera.

L’accusa più grave, di associazione a delinquere, contenuta nell'inchiesta coordinata dalla sostituta procuratrice Francesca Miglietta, era mossa a Lepore, Martiriggiano, Mastrolia e Miglietta. In particolare, i primi due avrebbero costituito l’organizzazione finalizzata a reclutare, controllare, agevolare e sfruttare le attività di meretricio, predisponendo tutti i mezzi e gli strumenti necessari, come il prendere in affitto alcuni appartamenti e individuare le zone e i posti pubblici più idonei, impartendo alle ragazze disposizioni su orari e giorni in cui lavorare, procacciando clienti, controllandole durante lo svolgimento dell’attività, e incassando tutto o parte dei relativi guadagni. Mastrolia e Miglietta avrebbero invece avuto soprattutto il compito di fare da “autisti”, accompagnando le giovani sui luoghi in cui prostituirsi, e dividendo con gli altri componenti i guadagni.

Martiriggiano, Badraoui, Ghione e Amri rispondevano invece di violazioni al testo sull’immigrazione. Nello specifico, nel marzo 2017, sarebbe stato simulato il matrimonio tra questi ultimi due, in cambio di denaro, per garantire al neo sposo, che era cittadino tunisino irregolare, la permanenza in Italia.

Articolo aggiornato alle ore 11.45 del 20 ottobre del 2022 con l'esito dei patteggiamenti.

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