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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Protesi e mazzette: chiesti 13 anni per funzionaria Asl e un rappresentante

Si avvicina la fine del processo discusso con rito abbreviato nei riguardi di Carmen Genovasi e Giuseppe Bruno al centro dell’inchiesta “Buste pulite”. Il pm ha chiesto 7 anni e 4 mesi per la prima e 6 anni per il secondo

LECCE - L’accusa è quella di aver messo in piedi un sistema corruttivo ai danni dell’azienda sanitaria e per questo la Procura ha chiesto sette anni e quattro mesi di reclusione per Carmen Genovasi, 47 anni, imputata nelle vesti di responsabile amministrativo del settore Assistenza protesica dell’Asl di Lecce, e sei anni per Giuseppe Bruno, 58, residente a Galatina, rappresentante di una ditta leccese impegnata in tecnologie ortopediche.

Il processo discusso col rito abbreviato è stato aggiornato al 5 novembre per le repliche dei pubblici ministeri Roberta Licci e Massimiliano Carducci, al termine delle quali la giudice Cinzia Vergine emetterà il verdetto per due dei principali protagonisti dell’inchiesta denominata “Buste pulite” nella quale furono coinvolte anche altre persone, due delle quali nel frattempo hanno chiuso il loro conto con la giustizia.

Stando alle indagini, condotte dai pm, la prima, in particolare, avrebbe ricevuto mazzette, favori e regali, in cambio dell’assegnazione diretta ad alcune imprese dell’incarico di fornire ausili medici, ignorando così il diritto di scelta del paziente ed escludendo altri operatori.

Gli scambi sarebbero avvenuti nel suo ufficio e furono documentati dalle telecamere piazzate di nascosto nella stanza dai militari della guardia di finanza del Nucleo di polizia economico finanziaria che nel giugno del 2020, arrestarono in flagranza Genovasi e Bruno, subito dopo la consegna di una bustarella di 850 euro.

La funzionaria, inoltre, non solo avrebbe ricevuto in più occasioni soldi dal rappresentante, ma, su sua espressa richiesta, anche un saturimetro e un termometro.

In apertura del processo, Bruno (assistito dagli avvocati Carlo Caracuta e Luigi Rella) raccontò al giudice di aver assecondato le richieste di denaro e regalie della donna, perché fresco del nuovo lavoro, aveva paura di essere ostacolato, mentre Genovasi lasciò che a parlare al suo posto fosse un lungo memoriale depositato (attraverso gli avvocati Sabrina Conte e Stefano De Francesco) lo scorso 17 marzo nel quale ammise gli addebiti.

Come anticipato, altre due persone furono coinvolte nello stesso procedimento: Pietro Ivan Bonetti, 71 anni, di Lecce, legale rappresentante di una società di supporti di tipo audiometrico, e Monica Franchini, 49 anni, collaboratrice in “nero” di un’azienda. Entrambi hanno patteggiato lo scorso 10 marzo con la giudice Simona Panzera: il primo, tre anni e mezzo di reclusione, la seconda, due anni, col beneficio della pena sospesa.

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