rotate-mobile
Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

Crisi della vigilanza e operatori sanitari sul piede di guerra. La protesta raddoppia

Super lavoro per la prefettura impegnata su due fronti: i ritardi nell'erogazione dello stipendio per i vigilanti di Svevialpol e la rivendicazione degli operatori socio sanitari per oncologia, rappresentati da Fsi, di essere assunti dalla Asl

LECCE – Tornano a spirare i venti della protesta sotto i portoni della prefettura di Lecce. In mattinata doppio appuntamento per le autorità con due vertenze, ben distanti tra loro ma ugualmente spinose. Nel primo caso si è trattato dei dipendenti dell’istituto di vigilanza Svevialpol che, tra i vari appalti, si occupa anche del trasporto valori e conta attualmente 130-140 vigilanti. I rappresentanti sindacali di Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Cisal terziario, Uiltucs Uil hanno chiesto che venga sbloccato il pagamento del mese di marzo, non ancora corrisposto. E che sia erogato prima delle vacanze pasquali “per dare anche a questi lavoratori il diritto di trascorrere le feste godendo del proprio stipendio”.

In realtà la vicenda dei pagamenti arretrati non sarebbe neppure nuova. E già nel 2013 si respirava una brutta aria all’interno della società, in concomitanza con l’acquisizione delle quote societarie di maggioranza da parte dell’azienda campana Cosmopol srl. L’accordo commerciale che si era prefigurato nel maggio di quell’anno, prevedeva due condizioni: un piano di ristrutturazione degli organici, comprensivo dei licenziamenti, ed un accordo con l’Agenzia delle entrate per una ristrutturazione del debito.

A proposito del subentro della nuova società, dunque, il sindacalista Cisal Vito Perrone si dice preoccupato della possibilità che “in caso di ottenimento della licenza ad operare anche a Lecce, così come già avvenuto a Brindisi, Cosmopol possa disattendere gli impegni presi”. In realtà, sottolinea Perrone, si tratta di monitorare la situazione, considerando che per ora la licenza non è sarebbe stata neppure richiesta. Tuttavia il sindacalista non manca di sottolineare come, finora, il piano di rilancio industriale previsto dagli accordi del 2013 non sarebbe stato completamente attuato. E ciò “a dispetto dei licenziamenti che invece hanno colpito una parte dei lavoratori”.

Inoltre i sindacati hanno rimarcato alcune presunte mancanze dell’istituto di vigilanza relative alla mancata applicazione di alcune clausole del Contratto nazionale di lavoro, alle ferie del 2013 che sarebbero rimaste in sospeso ed ai carichi di lavoro che, stando a quanto spiega Perrone, possono raggiungere anche le 14 ore giornaliere. Intanto i sindacati hanno voluto proclamare lo stato d’agitazione programmando uno sciopero per fine mese.

Sul piede di guerra, oggi, anche i 50 operatori socio sanitari che, nel 2012, furono tagliati fuori dal progetto regionale dedicato ai pazienti oncologici per mancanza di fondi. E si trovano attualmente in servizio presso le ditte Sad e Vivisol che collaborano con l’azienda sanitaria locale.

Queste figure, di cui peraltro la Asl di Lecce avrebbe bisogno considerato l’ammanco di 700 unità che si presenterebbe sulla pianta organica (spiega il sindacalista Fsi Dario Cagnazzo), sono rimaste in graduatoria, nell’attesa di passare alle dirette dipendenze dell’azienda sanitaria. Nel 2013, tuttavia, la Asl ha assunto altre 25 unità, presenti nella medesima graduatoria, mediante contratto a tempo determinato della durata di sei mesi. Un ulteriore passaggio tra il direttore generale Valdo Mellone e la delegazione trattante sindacale avrebbe determinato una proroga di altri sei mesi: “Su quel tavolo, nel novembre 2013 si è stabilito che gli incarichi a tempo determinato durassero un intero anno”, precisa il sindacalista Fsi.

Allo scadere dei 12 mesi, dunque, i sindacati hanno deciso di prorogare ulteriormente i contratti fino alla fine del 2014. Tutti, ad eccezione di Fsi che ha apertamente contestato l’iniziativa: “In base a quanto già stabilito, i contratti dovevano durare un anno – puntualizza Cagnazzo -, quindi Mellone sta violando sia gli accordi stabiliti in sede di delegazione trattante, sia la legge nazionale 125 del 2013”.

Questa denuncia è stata ripetuta all’autorità prefettizia e potrebbe essere l’oggetto di un esposto presso la Procura della Repubblica. Il sindacalista tiene a precisare, inoltre, che nella Asl di Lecce ci sarebbero tutte le condizioni di carenza organica valide per l’assunzione delle 230 unità in graduatoria. Solo che “per una questione di giustizia bisogna partire dal primo dell’elenco, non da metà, o dalla fine, trascurando gli altri lavoratori che hanno tutto il diritto di lavorare alle dipendenze della Asl: la legge prevede che quella graduatoria sia ancora valida fino a quando non verrà bandito il concorso”, conclude Cagnazzo. 

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Crisi della vigilanza e operatori sanitari sul piede di guerra. La protesta raddoppia

LeccePrima è in caricamento