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Cronaca

Lettori e studenti invadono la sede del Rettorato. Ma il Cda li mette alla porta

La protesta dei collaboratori linguistici dovuta al taglio del trattamento integrativo, raccoglie la solidarietà degli universitari. Agitazione per l'accesso negato alla seduta. Lavoratori pronti ai decreti ingiuntivi di pagamento

LECCE – Ciò che colpisce di più nell'assemblea convocata oggi dai lettori madrelingua dell'università del Salento, è la numerosa presenza degli iscritti ai relativi corsi di studio. Gli studenti si perdono a vista d'occhio nella sala al piano terra del Rettorato. Si sono dati appuntamento all'inizio della convocazione della seduta del Consiglio d'amministrazione, intenzionati, insieme ai docenti ed ai rappresentanti sindacali, a varcare l'accesso della seduta. In forma pacifica, si intende.

Ma la delegazione che doveva prender parte all'incontro non è stata ammessa ai lavori. "Volevano far entrare un solo collaboratore linguistico. Non capisce in base a quale criterio quest'amministrazione sceglie i suoi interlocutori", denuncia Manfredi De Pascalis, sindacalista Flc Cgil ormai noto alle cronache per aver usato un registratore nel corso di una conversazione con l'allora direttore generale Emilio Miccolis.

Il confronto sui termini della vertenza è stato rimandato a più tardi, fissato in un'orario imprecisato che corrisponde allo specifico punto nell'ordine del giorno che scandisce la odierna seduta del Cda. "I consiglieri ci hanno riferito che scenderanno in sala conferenze più tardi, per discuterne insieme", spiega Emanuele Venneri, studente di lingue.

Per Emanuele, come per molti ragazzi, la distinzione tra docenti e collaboratori linguistici neppure esiste, in quanto i lettori che dovrebbero giudare le esercitazioni in classe, "ma fanno lezione a tutti gli effetti". "Gli universitari hanno deciso di sostenere, compatti, l'agitazione perché è dai lettori madrelingua che noi apprendiamo gli strumenti propri di una lingua straniera". 

Emanuele e gli altri avevano tutta l'intenzione di ascoltare le decisioni prese in merito dal Cda, e per questo hanno protestato animatamente davanti alle porta sbarrata della sala: "Sosteniamo quest'università con le nostre tasse, eppure le sedi per i corsi di lingue sono quasi fatiscenti. In caso di pioggia, le scale vengono chiuse sia nell'istituto Buon Pastore che nell'edificio dell'ex Sperimentale Tabacchi – prosegue  – . La differenza salta all'occhio con i locali dell'Ecotekne, sede delle facoltà scientifiche. Lo stesso rettore, Domenico Laforgia, in quanto ingegnere, sembra preoccuparsi di un solo corso di studi".

Il clima infuocato che ormai regna sovrano nei corridoi dell'ateneo, surriscalda gli animi. Universitari e Cel, del resto, sono due facce della stessa medaglia: i primi potenzialmente privati di una parte consistente della didattica, i secondi alle prese con una decurtazione dello stipendio che, nel mese di marzo, si è tradotta nel 40, 50 percento in meno.

La protesta davanti al rettorato

Il casus belli della protesta è, infatti,  nella mancata retribuzione del trattamento integrativo che,  in busta paga, non calcola le tradizionali voci accessorie, straordinari e premi di produttività. Ma si presenta come una sorta di aggiunta al salario base, introdotta per equiparare lo stipendio alla retribuzione media di un ricercatore a tempo definito. L'integrazione in busta paga è stata riconosciuta per effetto di alcune sentenze della Corte di giustizia europea, recepite dalla giurisprudenza italiana.

Il motivo del taglio, dunque? "Sinceramente non riusciamo a capirlo – risponde Maria Eugenia Verdaguer, insegnante madrelingua di portoghese -. L'amministrazione si sta muovendo in questa direzione da giugno 2012, senza che ne sapessimo nulla. Ad ottobre il Cda ha votato per la disdetta del contratto integrativo e noi l'abbiamo scoperto per caso".

La disdetta a partire dal 1° gennaio, decisa unilateralmente dai vertici dell'ateneo, è stata la miccia che ha scatenato anche i sindacati, convinti che si trattasse di un'operazione "illegittima". "La nostra sensazione è di essere stati messi con le spalle al muro – prosegue la lettrice - : se voi non accettate il nuovo contratto, che sostituisce il precedente, non riceverete il pieno salario".

De Pascalis parla apertamente di un "ricatto": Il consiglio non poteva interrompere la liquidazione del trattamento integrativo prima dell' applicazione del nuovo contratto, in base al principio dell'ultrattività". Poiché i conti non tornerebbero neppure dal punto di vista legale, i lettori si dicono pronti a procedere con atti di ingiunzione al pagamento. Con il risultato di aggravare gli oneri dell'università, "a causa delle more e del versamento delle spese legali", aggiunge il sindacalista Cgil.

L'intera operazione, per Manfredi, è "priva di senso economico": "Il budget stanziato per questa categoria di lavoratori è identico a quello stanziato l'anno precedente". A monte di tutto ci sarebbe, quindi, una "cattiva interpretazione delle leggi". Non priva di conseguenze.

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