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Sabato, 20 Aprile 2024
La decisione

“Re Artù”, Quarta torna a libero: revocato l’obbligo di dimora

Dopo il pronunciamento della Cassazione che aveva riconfermato la misura, il gup ha accolto la richiesta dei legali

LECCE – Revocato l’obbligo di dimora al medico 77enne di Carmiano, Vito Elio Quarta, coinvolto nell’inchiesta “Re Artù” su affari e corruzione nella sanità salentina: il giudice per le indagini preliminari, infatti, ha concesso la libertà all’uomo, accogliendo le richieste del suo legale, Rocco Luigi Corvaglia, revocando la misura cautelare a cui era sottoposto e ribaltando quanto di fatto stabilito, poco prima, dalla Cassazione penale, che aveva ritenuto il ricorso del professionista contro l’ordinanza, emessa a fine luglio dal tribunale di Lecce, e contro la successiva conferma del Riesame.

Nella valutazione, dunque, del giudice, sono venute meno le ragioni della misura cautelare, che era stata fino agli inizi di dicembre, confermata nell’ambito del procedimento penale relativo al reato di corruzione contestato e, secondo l’accusa, commesso in concorso con l'assessore regionale Salvatore Ruggeri e finalizzato ad ottenere l'autorizzazione sanitaria necessaria per l'apertura di un centro di procreazione assistita.

I legali avevano fin da subito presentato ricorso contro quella decisione, valutando l’inutilizzabilità delle intercettazioni telefoniche (tema, tra l’altro, di stringente attualità) e sostenendo che le stesse sarebbero state svolte in un diverso procedimento.  

Per la Cassazione, il ricorso, però, era da ritenersi infondato, in quanto l’eccezione di inutilizzabilità delle intercettazioni riproposta negli stessi termini già presi in esame dal tribunale nell'ordinanza impugnata e senza ulteriori confutazioni: lo sviluppo delle indagini, infatti, aveva portato a fatti e soggetti nuovi, che avrebbero giustificato l’utilizzo delle intercettazioni telefoniche. Motivo per cui, i giudici della Cassazione penale (presidente Ersilia Calvarese e Paolo Di Gironimo), con provvedimento del dicembre scorso, pubblicato l’11 gennaio, non avevano riscontrato motivi per le obiezioni poste dal ricorrente.

Da qui la decisione di dichiarare inammissibile il ricorso: di tutt’altro parere, invece, il gup, che circa due settimane dopo dal pronunciamento della Cassazione penale, ha deciso per la revoca della misura cautelare.  

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