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Martedì, 16 Aprile 2024
Cronaca

Strage di Brindisi, il telecomando venne acquistato due anni prima

Ascoltati i testimoni nella quarta udienza. Fra questi, oltre a Demetrio Vizzi, titolare dell'azienda dove il 69enne di Copertino acquistò il dispositivo, anche Vanessa Capodieci, rimasta ferita assieme alla sorella

BRINDISI – “Mia sorella era a terra, aveva il torace dilaniato, e la sua mano sembrava carne macinata". Queste le dure parole pronunciate da Vanessa Capodieci, ferita insieme con la sorella Veronica (quest’ultima ha subito l'amputazione di due dita della mano sinistra e dovrà sottoporsi ancora a interventi alla mano e a un orecchio, il cui timpano è rimasto perforato) nella strage consumata davanti ai cancelli dell’Istituto Morvillo-Falcone.

 La ragazza -  ricoverata per dieci giorni nel reparto di chirurgia plastica di Brindisi assieme alla sorella, la quale ha combattuto per mesi tra la vita e la morte - ha depositato, assieme agli altri testimoni, il suo drammatico racconto nell'aula della Corte d'Assise di Brindisi, nell’ambito della quarta udienza del processo a Giovanni Vantaggiato, l’imprenditore copertinese, autore della strage. L’uomo non era in aula, ma potrebbe essere ascoltato il prossimo 21 febbraio, secondo quanto richiesto dal pm Guglielmo Cataldi

Secondo quanto riportato dall’Ansa, infatti, la giovane studentessa avrebbe anche narrato al giudice di aver prestato soccorso alla sorella minore, la quale "singhiozzava e diceva che non riusciva a respirare”.

Ai ricordi raccapriccianti di quella mattina di maggio del 2012, la 16enne ha anche rammentato l’immagine del cassonetto blu, contenente le bombole riempite di esplosivo che avrebbero, dopo alcuni minuti, provocato la morte di Melissa Bassi.

"In quel momento - ha proseguito Vanessa Capodieci -  ho pensato: “Che cosa ci fa qui quel cassonetto?Noi non facciamo la raccolta differenziata. In quel momento avevo il telefonino in mano, poi ho sentito un boato e mi sono ritrovata a terra, pensavo fosse un sogno poi, però, ho capito che non lo era”.

Tra i testimoni ascoltati questa mattina, anche Demetrio Vizzi, uno dei soci dell'azienda dove l’imprenditore copertinese acquistò il comando a distanza con il quale avrebbe fatto esplodere le bombole piene di esplosivo collocate davanti all'istituto professionale Morvillo-Falcone. Il telecomando fu acquistato il 25 febbraio 2010, oltre due anni prima dell'attentato davanti alla scuola.
 

“Vantaggiato disse al mio socio che voleva dei dispositivi per pilotare a distanza gli impianti di irrigazione, aveva detto di avere una villa a Lecce. "Il telecomando - ha poi proseguito - è stato consegnato dal mio socio al cliente". Nel marzo successivo, ha aggiunto il testimone, Vantaggiato tornò perché voleva altri congegni elettronici. "Vantaggiato - ha detto l'altro commerciante della stessa azienda, Giorgio Magagnino - si è autodefinito competente nell'ambito dell'elettronica".

Il ritorno in aula, intanto, è previsto per il 13 febbraio, quando sarà ascoltata la moglie dell'imputato, Giuseppina Marchello. Secondo quanto riferito  dal legale Franco Orlando, la donna si avvarrà della facoltà di non rispondere. Il 20 febbraio, invece, sarà ascoltato Cosimo Parato, prima vittima degli atti che avrebbe compiuto l'imprenditore.

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