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Cronaca

Ragazze nigeriane sequestrate e violentate dal branco, fermati quattro romeni

Un vero e proprio incubo quello vissuto da tre ragazze nigeriane finite alla mercé di quattro cittadini romeni, fermati all'alba di oggi dagli agenti della Squadra mobile di Lecce, con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata al sequestro di persona e alla violenza sessuale, lesioni e rapina

LECCE – Sequestrate, portate in aperta campagna, stuprate, picchiate, derubate di ogni avere e poi gettate vie come bambole di pezza. Un vero e proprio incubo quello vissuto da tre ragazze nigeriane (tra i 30 e i 35 anni) passate dalla difficile vita di strada e dalla prostituzione, a un inferno fatto di minacce, privazioni, segregazione e violenze. Le ragazze erano finite alla mercé di quattro cittadini romeni, Robert Catalin Badica, 27enne, residente ad Acquarica del Capo, Ion Munteanu, 28enne, residente a Specchia, Andrei Gabriel Jlie, 23enne, residente a Specchia e Valentin Stanescu, 31enne, fermati all’alba di oggi dagli agenti della Squadra mobile di Lecce con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata al sequestro di persona e alla violenza sessuale, lesioni e rapina.

Un’inchiesta difficile e complicata, e al tempo stesso tempestiva, quella coordinata dal vicequestore aggiunto Sabrina Manzone e dal dirigente Elena Raggio, partita praticamente da zero, cioè dalla segnalazione di due interventi operati dalle volanti della polizia il 6 e il 9 febbraio scorso nei pressi di piazzale Rudiae, dove era stata segnalata la presenza di donne in evidente stato confusionale e condizioni fisiche precarie. Gli agenti della Squadra mobile sono riusciti non solo a risalire pazientemente all’identità dei quattro aguzzini, ma anche a convincere le vittime a collaborare, vincendo le loro paure.

Il primo episodio ricostruito nel corso dell’indagine lampo risale al 28 gennaio scorso. La banda raggiunge a bordo di una Mazda bianca (intestata a uno dei quattro) la zona di piazzale Rudiae, frequentata da prostitute nigeriane. Con il pretesto di consumare un rapporto sessuale, i quattro convincono la vittima di turno a salire in macchina. L’auto si dirige poi verso le campagne di Gallipoli, in un luogo appartato, dove gli aguzzini possono agire indisturbati. Per la vittima sono lunghissime ore di sofferenza e sopraffazione. A turno, in due alla volta, i romeni violentano la loro preda, stringendole attorno al collo un cavo elettrico per impedirle di reagire. Poi, dopo aver sottratto alla vittima i soldi, schiaffi e puIMG_6128-2gni per rendere più convincenti le minacce, prima di ricondurla a Lecce. Un copione che si è poi ripetuto per due volte a febbraio.

Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore Francesca Miglietta, hanno consentito di risalire all’identità di tre dei componenti della banda, tutti residenti nella zona di Specchia. Più complicato si è rivelato identificare il quarto uomo. A incastrarlo è stata una telefonata agli altri arrestati, in cui si fingeva per scherzo un poliziotto. Uno scherzo che gli è costato caro: gli investigatori sono risaliti attraverso l’utenza telefonica al quarto uomo.

Stamattina, alle prime luci dell’alba è scattato il blitz, prima che i quattro potessero fuggire e sottrarsi alla cattura. Vi era, infatti, un concreto pericolo di fuga, accertato attraverso l’attività di intercettazioni telefoniche e appostamenti continui. Uno dei quattro romeni è stato fermato nei pressi di uno stabilimento balneare di Lido Marini, dove lavorava come custode. Le indagini dovranno ora accertare se alla base dei raid compiuti dalla banda vi fosse anche l’intenzione di sfruttare e imporre una sorta di protezione alle ragazze nigeriane.

Per le vittime, affidate a una casa protetta, la speranza di un futuro migliore, che consenta loro di dimenticare questo inferno e di riappropriarsi della loro dignità di donna. Perché, come ha detto Kate Millet (scrittrice e attivista femminista statunitense): “Non è il sesso, in realtà, che si fa vendere alla prostituta: è la sua degradazione. E il compratore, il cliente, non sta comprando la sessualità, ma il potere”.

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