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Cronaca Casarano / Ugento

Alba di terrore nel bar: sbuca armato di ascia e sequestra la dipendente

La rapina all'area di servizio Q8 di Casarano, sulla via per Ugnto, ha fruttato a un malvivente solitario 300 euro. Ferita e sotto choc la commessa

CASARANO – Si era nascosto nel buio armato di un’ascia. Ha atteso che alle 5 del mattino, quando ancora le luci del giorno dovevano filtrare nel cielo, si affacciasse la prima persona. Poi, visto che non c’era nessun altro, oltre a una donna, ha valutato che fosse il momento di uscire allo scoperto. E la visione deve essere stata terrificante.

Sono stati attimi di puro terrore quelli vissuti poco prima dell’alba di oggi alla periferia di Casarano per una commessa del bar dell’area di servizio Q8 sulla strada provinciale 72, la via che collega a Ugento. La donna, sulla cinquantina, è stata sequestrata all’interno per una rapina che al malvivente ha fruttato peraltro un bottino non proprio corposo: non più di 300 euro.

Era appena arrivata sul posto

La dipendente dell’area di servizio era appena arrivata per aprire l’attività. E’ riuscita giusto a girare la chiave. Poi, all’improvviso, da dietro, è sbucato il malvivente. Volto coperto da passamotagna e impugnando l’ascia, l’ha spinta con forza all’interno, ferendola anche di striscio al volto con la lama. E prima di tutto, ha pensato bene di toglierle il telefono cellulare. Quindi, l’ha rinchiusa nel bagno e ha afferrato il registratore di cassa, portandolo via, con tutti i soldi dentro.

Sotto choc ha chiamato i carabinieri

La barista, per fortuna, aveva un secondo cellulare e con quello, ancora fortemente sotto choc, ha composto il 112. I carabinieri del Nucleo operativo radiomobile sono arrivati in volata sul posto, liberandola, ma ormai il misterioso aggressore con l’ascia era sparito. Ora si vaglieranno le videocamere di sorveglianza, che sono state acquisite dai militari.

L’area di servizio si trova in una zona piuttosto distante dal centro abitato, poco dopo un bivio fra la provinciale 72, dove si trova l’accesso, e la provinciale 263 con cui pure confina attraverso un muretto piuttosto basso e facile da scavalcare. Tutto intorno, campagne a perdita d’occhio, uno stabilimento industriale e villette a macchia di leopardo. Per il malvivente solitario è stato facile far perdere le tracce in pochi istanti.

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