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Cronaca Lequile

Rapina finita nel sangue, l’autopsia: “Letale uno dei due colpi”

L'esame eseguito dal medico legale Alberto Tortorella ha confermato che a raggiungere al torace Giovanni Caramuscio siano stati due proiettili, uno dei quali ha colpito cuore e polmoni. Disposti accertamenti sui cellulari dei due indagati

LEQUILE - E’ stata eseguita ieri l’autopsia sul corpo di Giovanni Caramuscio, l’ex direttore di banca di Monteroni ucciso all’età di 69 anni mentre prelevava dallo sportello della filiale Banca Intesa a Lequile la sera del 16 luglio, davanti agli occhi della moglie, per aver reagito a due uomini che volevano rapinarlo.

L’esame ha confermato che sono stati due i proiettili partiti dalla pistola di uno dei due banditi ad aver raggiunto la vittima al torace e uno in particolare si sarebbe rivelato fatale, colpendo cuore e polmoni. Quest’ultimo proiettile è stato estratto dal medico legale Alberto Tortorella e potrebbe essere oggetto di ulteriori accertamenti e comparazioni rispetto all’arma trovata in casa dell’uomo accusato di aver sparato: Mecaj Paulin, 31enne albanese. Stando alla ricostruzione accusatoria, lo avrebbe fatto dopo la reazione di Caramuscio che ha sferrato un pugno al complice, poi identificato in Andrea Capone, operaio 28enne di Lequile.

I due uomini si trovano nel carcere di “Borgo San Nicola”, su disposizione della giudice Laura Liguori dinanzi alla quale due giorni fa si sono tenuti gli interrogatori di convalida del fermo.

Nessuno dei due ha parlato, ma a dirla lunga, riguardo i rapporti pregressi tra i due, confermando ulteriormente le accuse a loro carico, già emerse dall’analisi dei filmati delle telecamere di sorveglianza, dal ritrovamento degli indumenti e della pistola, potrebbero essere i loro cellulari.

Nella giornata di ieri, il pubblico ministero Alberto Santacatterina - il magistrato titolare delle indagini svolte dai carabinieri che, nel breve giro di posta, hanno consentito di risalire ai presunti responsabili - ha conferito l’incarico all’ingegnere Maurizio Ingrosso di esaminare il contenuto di tutti i telefonini utilizzati dagli indagati. Ad affiancare l’esperto ci sarà anche Antonio Politi, nominato dai familiari della vittima (la moglie e i figli) attraverso l’avvocato Stefano Pati.

Nessun consulente è stato invece scelto dagli indagati (difesi dagli avvocati Luigi e Roberto Rella, Raffaele De Carlo e Maria Cristina Brindisino).

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