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Cronaca Lequile

Rapina sfociata nel sangue, il bandito: “Ero sotto effetto di coca e alcol”

In una lettera, Paulin Mecaj ha ammesso le sue responsabilità dinanzi alla Corte d’Assise di Lecce in merito all’omicidio di Giovanni Caramuscio, ex direttore di banca 69enne di Monteroni. Ha chiesto scusa alla famiglia: “Non volevo ucciderlo”

LEQUILE - Dopo aver taciuto in tutti questi mesi, Paulin Mecaj, 31enne albanese residente a Lequile, ha vuotato il sacco oggi nella prima udienza del processo in cui è imputato per aver sparato due colpi di pistola che ferirono a morte Giovanni Caramuscio, ex direttore di banca 69enne di Monteroni, durante un tentativo di rapina.

Ha confessato ogni responsabilità riguardo l'episodio avvenuto la sera dello scorso 16 luglio, a Lequile, in una lettera depositata in mattinata alla Corte d’Assise, presieduta dal giudice Pietro Baffa, tramite l’avvocato difensore Luigi Rella. Nella missiva, spiega di aver agito sotto i fumi di alcol e cocaina, di aver premuto il grilletto involontariamente, uccidendo senza volerlo. Chiede perdono alla famiglia della vittima, ai figli e alla moglie che, quella sera d’estate, era col marito per ritirare a uno sportello bancomat, a Lequile, prima di rincasare dopo aver cenato in casa di alcuni parenti.

Prima di lui, dopo la notifica del decreto di giudizio immediato, l’amico Andrea Capone, 28 anni, di Lequile, anche lui imputato per omicidio, aveva ammesso gli addebiti, ma solo in merito all’intenzione di voler rapinare il malcapitato. Assistito dagli avvocati Raffaele De Carlo e Maria Cristina Brindisino, precisò infatti, di essere all’oscuro del fatto che il complice fosse armato.

Di seguito, riportiamo il testo integrale della lettera firmata da Mecaj: “Io sottoscritto, con questa lettera volevo far fronte a quanto accaduto in data 16 luglio 2021. Innanzitutto, rivolgendomi alla famiglia della vittima faccio presente che il sottoscritto è molto amareggiato per quello che è successo in quella maledetta sera. Non volevo uccidere il signor Caramuscio. Non avevo nessuna intenzione di ucciderlo. Volevo solo fare una semplice rapina per l’acquisto di sostanza stupefacente e alcol di cui sono assuntore. In quella sera avevo bevuto molto e assunto della cocaina, non ero in me e involontariamente ho premuto il grilletto, uccidendo, senza essere cosciente e in me. In preda al panico, per questo, sono molto dispiaciuto e ciò che scrivo lo esterno dal profondo del cuore. Non sono un cattivo ragazzo e non so neanche che mi ha preso. Ancora non ci credo di quello che ho commesso. Ripeto a dire, non ero lucido in quella sera, e questa mancanza di lucidità, mi ha spento a commettere questo bruttissimo gesto. Ma non ci ho messo molto a capire di aver fatto un’azione imperdonabile. Faccio presente a tutti che mi assumo le mie responsabilità, essendo consapevole di aver commesso un atto orribile, infatti non faccio questione delle responsabilità in ordine al delitto. So di aver sbagliato e con questo chiedo perdono e lo esterno dal profondo del mio cuore e con tutta la mia forza che ho a tutta la famiglia della vittima con l’auspicio che possano comprendere tale gesto, anche se è difficile a farlo. E un giorno che riescano a perdonarmi”.

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