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Cronaca

Razzia di cetrioli di mare, in otto finiscono a processo

Inquinamento ambientale è il reato dal quale dovranno difendersi gli imputati per aver pescato e commercializzato un’ingente quantità di oloturie fino al novembre del 2016

LECCE - L’accusa è di aver pescato e commercializzato un’ingente quantità di oloturie (conosciute anche come cetrioli di mare per la somiglianza morfologica con l’ortaggio), danneggiando i fondali dove erano insediate, con l’effetto di alterare la biodiversità della fauna e della flora. Così, con la loro attività, avrebbero inquinato tratti di mare in aree protette e sottoposte a vincolo paesaggistico del litorale ionico.

E’ questa la vicenda che, a partire dal 10 gennaio, vedrà al banco degli imputati Davide Quintana, 37enne di Gallipoli, legale rappresentante della "Pizzamarina Srls", Damiano Barba, 48enne di Gallipoli, Cosimo Carroccia, 51enne di Gallipoli, Pietro Carroccia, 54enne di Gallipoli, Salvatore D'Aprile, 50enne di Nardò; Gigino Giovanni Stapane, 50enne di Nardò, Gabriele Faenza, 34enne di Gallipoli, Luigi Fiore, 43enne di Gallipoli.

A disporre il rinvio a giudizio è stato il gup Cinzia Vergine che ha così accolto la richiesta firmata dal procuratore aggiunto Elsa Valeria Mignone, titolare dell’inchiesta sfociata il 9 novembre del 2016 nel sequestro di sette pescherecci e dei locali utilizzati per lo stoccaggio e la lavorazione di organismi marini.  

Durante l’udienza preliminare, gli avvocati difensori (Luca Laterza, Francesco Fasano, Stefano Pati, Biagio Palumbo, Francesco Piro, Tommaso Mandoi, Emanuele Simone, Massimo Cavuoto) avevano chiesto “il non luogo a procedere” per assenza di riscontri sull’alterazione del sistema, non essendo stata effettuata una consulenza, e basandosi quindi l’accusa solo sull’ingente quantità di esemplari pescati. Sarà questa la tesi che la difesa sosterrà nel processo.

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