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Cronaca Gallipoli

Reflui dei depuratori in mare? L'alternativa di Rc

Gallipoli: il segretario cittadino Demitri punta su fitodepurazione e riutilizzo di scarichi per scongiurare lo sversamento sul litorale. Tra le soluzioni anche il lagunaggio nelle cave Mater Gratiae

Il nodo delle acque reflue dei depuratori consortili continuano a tenere banco. Rifondazione comunista a Gallipoli disegna l'alternativa agli scarichi a mare. Mentre il presidente della Regione, Nichi Vendola, ha chiesto un aggiornamento sulla questione complessiva posta all'attenzione dell'assise regionale con un ordine del giorno proposto dai consiglieri salentini dell'opposizione di centrodestra. E presto l'argomento tornerà all'attenzione anche del Consiglio provinciale. Il riutilizzo delle acque reflue a fini irrigui in un territorio quale quello salentino, assetato e soggetto a fenomeni di desertificazione, sta a cuore al presidente Giovanni Pellegrino. Così come al presidente della Commissione Ambiente di palazzo dei Celestini, Nicolino Sticchi, che ha proposto di discutere nuovamente della questione del riutilizzo delle acque reflue dei consorzi di bonifica e dei depuratori nel prossimo Consiglio provinciale. Un ordine del giorno per impegnare il presidente Pellegrino e l'assessore Scognamillo in un intervento presso la struttura commissariale al fine di trovare delle soluzioni per il riutilizzo delle acque reflue depurate. Da impiegare meglio per l'irrigazione o per altri usi piuttosto che disperderle in mare. Per questo nell'istanza di Nicolino Sticchi si chiedono interventi economici per la realizzazione di nuove infrastrutture e di campagne d'informazione per l'uso delle risorse idriche.

Una nuova discussione e fase di concertazione che segue l'atto di indirizzo che il Consiglio provinciale ha già disposto per scongiurare lo sversamento dei reflui degli impianti consortili di Taviano e Casarano nei canali Raho e dei Samari (sfociando poi nel mare di Gallipoli), e più in generale su tutto il litorale salentino. E proprio sulla problematica dello sversamento del depuratore di Gallipoli sul litorale nord (che non ha ottenuto il rinnovo dell'autorizzazione allo scarico per la mancata realizzazione da parte di Aqp della condotta a mare, ma di fatto continua a sversare i reflui) e di quelli di Taviano e prossimamente di Casarano nel Canale dei Samari sul litorale sud, prende posizione il segretario cittadino di Rifondazione comunista, Pompeo Demitri. Che avvalendosi del supporto tecnico dell'architetto Enrico Ancora propone le possibili alternative alla scarico in mare. E nello specifico Demitri chiede: il potenziamento dell'impianto consortile di Gallipoli per la risoluzione dei punti deboli e discontinuità nell'efficienza dell'impianto e l'attivazione dell'impianto di affinamento degli impianti consortili di Gallipoli e Casarano e della rete di distribuzione per il riuso irriguo. "Gli impianti di affinamento" dice "sono opere costate alla collettività milioni e milioni di euro, sarebbe paradossale raggiungere un'alta qualità delle acque depurate per poi buttarle a mare".

E ancora il segretario di Rc ribadisce il suo "No" deciso alle condotte a mare. "Le condotte sottomarine, sono opere costose e ad alto impatto e dalla proibitiva manutenzione con i relativi problemi facilmente deducibili" spiega Demitri, "e in particolare a Gallipoli le due insenature a sud e nord della città, sono zone a bassa dinamicità. Ne consegue che, dovendosi attenere al regolamento regionale che prevede per gli scarichi nelle acque superficiali e marine di assicurare la massima dispersione attraverso idonee condotte subacquee di scarico prolungate fino ad intercettare le correnti, si dovrà realizzare una condotta quanto mai lunga e dispendiosa. Resterebbero comunque i rischi di facilitare l'innesco di fenomeni quali la mucillagine e fioriture algali tossiche".

Meglio quindi puntare al lagunaggio e alla fitodepurazione degli effluenti, secondo la "ricetta" tecnica di Rifondazione comunista. "Tale soluzione, abbinata agli impianti di affinamento esistenti" continua Demitri, "permetterebbe l'ulteriore innalzamento della qualità delle acque ed il loro stoccaggio per diversi tipi di riuso: irriguo per l'agricoltura e verde urbano, il lavaggio delle strade, le riserve per antincendio, alla riattivazione delle aree umide per il riequilibrio idrogeologico del territorio e contrasto dell'intrusione marina nella falda, per gli usi industriali. È uno scandalo che in un'area come la nostra, soggetta a desertificazione e a ricorrenti crisi idriche, si utilizzi ancora acqua potabile per questo tipo di usi, quando paghiamo con ingenti investimenti e un'alta tassazione la costruzione di impianti di affinamento. Sussistono inoltre nel nostro territorio aree come le cave dismesse in località ‘Mater Gratiae', peraltro attigue all'impianto di depurazione, che si prestano alla funzione di lagunaggio e stoccaggio degli effluenti affinati"

E senza disdegnare la naturalizzazione del reticolo idrografico. "L'attivazione di progetti di rinaturalizzazione delle aste fluviali" conclude il segretario di Rc, "renderebbe la rete dei canali capaci di accogliere parte degli effluenti in uscita dai depuratori, come l'impianto di Taviano ad esempio. Ciò a condizione che siano realizzati dei bacini di laminazione, delle casse di espansione, che aumentino la capacità portante e depurativa del reticolo e impediscano l'arrivo a mare delle acque".

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