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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Ricci, granchi e confini: luoghi comuni e confusione sui mari del Salento

Dove finisce l'Adriatico e dove inizia lo Ionio? La posidonia è davvero un'alga? Un'esperta smonta un po' di false convinzioni

Dove finisce l'Adriatico e dove inizia lo Ionio? Ma la pelosa davvero è una granchio femmina e lu caurru solo maschio? La posidonia è un'alga? E si può realmente distinguere il sesso dei ricci di mare? Sono tanti i luoghi comuni che generano confusione sui mari salentini e le specie che vi abitando. E così si fanno errori sia raccontando aneddoti ad amici e conoscenti, ma spesso anche scrivendo. Un'esperta ci aiuta a fare un po' di chiarezza.

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I salentini hanno sempre sentito il fascino del mare e, fra le varie attività praticate dai ragazzi di un tempo e (ancora oggi), una delle preferite era la pesca dei granchi fra gli scogli. Si andava a caccia del granchio femmina (la pelosa) e del maschio (lu cauru o caurru). In realtà si tratta di specie diverse: la pelosa è una specie di crostaceo il cui nome scientifico è Eriphia verrucosa; mentre lu cauru (o caurru) è la specie Pachygrapsus marmoratus.

Ma non è finita qui!

Proprio in Salento, un’altra consuetudine alquanto radicata, tende a spostare il limite meridionale dell’Adriatico sino a Santa Maria di Leuca. In realtà l’Adriatico va considerato limitato, a meridione, dal tratto di mare più stretto (circa 75 Km) che separa la costa italiana da quella albanese (a livello del capo d’Otranto: punta Palascia).

I geografi albanesi dividono le coste albanesi adriatiche da quelle ioniche all’altezza del Capo Linguetta (Kepi i Gjuhezes). Pertanto, a Sud del punto di congiunzione Capo d’Otranto – Capo Linguetta, dovremmo già parlare di Mar Ionio: anche osservando la costa, appare evidente la differenza tra la costa spesso sabbiosa del Salento adriatico e quella rocciosa e alta del tratto a Sud di Otranto.

Nella cartografia nautica ufficiale, invece, il confine tra i due mari è fatto coincidere col 40° parallelo di latitudine Nord che passa da Castro Marina.

Posidonia-3Un altro errore che viene spesso fatto è di chiamare la Posidonia (fanerogama marina) con il termine di ‘alga’. In realtà si tratta di una pianta che circonda, praticamente, tutta la Penisola Salentina formando una striscia di praterie sommerse (sino a circa 35-40 m di profondità sui fondali sabbiosi disponibili) che costituiscono un ambiente marino caratteristico del Mediterraneo e che offre riparo e supporto a tutta una serie di altri organismi marini.

La Posidonia, a differenza delle alghe, ha radici, fusti (rizomi), foglie e produce fiori, frutti e semi.

Con le mareggiate si accumulano sulla spiaggia notevoli quantità di foglie morte di Posidonia: questi cumuli intrappolano sabbia e fango dando origine a vere e proprie formazioni frangiflutto in grado di proteggere la costa dall’erosione del moto ondoso. Il detrito fibroso intrecciato delle piante di Posidonia, a lungo rotolato sul fondale dal moto ondoso, forma degli agglomerati sferici o ovali di colore marrone chiaro chiamati ‘palle’ o ‘polpette’ o ‘patate’ di mare (termine scientifico: egapropili).

ricci-9-3Infine, un altro equivoco, alquanto radicato, è quello di dire che i ricci di mare commestibili, riconoscibili per il colore più chiaro, sono quelli di sesso femminile (lu rizzu), a differenza dei maschi che hanno, in genere, spine completamente nere (la rizzara).

In realtà si tratta di specie diverse: quelli che sono chiamati ‘ricci femmina’ appartengono alla specie Paracentrotus lividus e i ‘ricci maschi’ alla specie Arbacia lixula: il sesso degli individui delle due specie non può essere riconosciuto da caratteri esterni.

Inoltre, Paracentrotus lividus, sia femmina che maschio, ha delle gonadi (organi riproduttivi) di dimensioni maggiori rispetto ad Arbacia lixula. Questa caratteristica ha, probabilmente, spinto a pensare che si trattasse di un’unica specie, di cui gli esemplari con le gonadi più grandi fossero le femmine, mentre quelli con gli organi riproduttivi di dimensioni minori fossero i maschi. Questo equivoco ha portato alla falsa convinzione che nel preparare la pasta con i ricci di mare siano utilizzate le uova del riccio: in realtà ciò che si usa sono le gonadi femminili e maschili di una sola specie.

* Cinzia Gravili lavora presso il Laboratorio di Zoologia e Biologia Marina del DiSTeBA, Università del Salento.

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