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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Crollo di Castro, l’accusa presenta il conto: dodici le richieste di condanna

Gli inquirenti puntano il dito contro i lavori eseguiti in quattro esercizi commerciali di Piazza Dante: lo "Speranbar", "Sport pesca mare" e la pasticceria "Le delizie". Il pubblico ministero Giuseppe Capoccia ha chiesto pene tra 24 e i 12 mesi

LECCE – La giustizia presenta il conto per il crollo che il 31 gennaio del 2009 sfregiò il volto di piazza Dante a Castro. Sono in tutto dodici le richieste di condanna per gli imputati finiti a giudizio con l’accusa di concorso in disastro colposo, “per colpa consistita in imprudenza, imperizia, negligenza e inosservanza di regole di sicurezza nell’esecuzione di lavori edili”.

Per loro il pubblico ministero Giuseppe Capoccia ha chiesto, al termine della lunga requisitoria con cui ha ricostruito con precisione e dettagli tecnici le cause del crollo, pene tra i due e un anno. Si tratta, in particolare, di Martino Ciriolo, Giovanna Lazzari, Gabriele Fersini, Marcello Baccaro, Speranzina Antonazzo e Maria Fedele, proprietari e conduttori degli immobili coinvolti nel crollo, per cui la pena invocata è stata di un anno.

Per Angelo Rizzo, Antonio, Luigi e Domenico Fersini e Francesco Rizzo, progettisti e titolari delle imprese che hanno eseguito i lavori, la condanna richiesta è di un anno e quattro mesi. Due anni per Antonio Schifano, responsabile dell'ufficio tecnico comunale. Chiesta l’assoluzione, invece, per Rinaldo Coluccia e Gaetano Ciccarese, componenti della commissione edilizia che approvò l’esecuzione dei lavori negli edifici.

Gli inquirenti puntano il dito contro i lavori che furono eseguiti in quattro esercizi commerciali: lo “Speranbar”, “Sport pesca mare” e la pasticceria “Le delizie”. Lavori che indebolirono gravemente una parte strutturalmente molto importante dell’edificio contiguo all’area del crollo, e in esso parzialmente coinvolto, realizzati in parziale difformità rispetto al progetto originario.

Era il tardo pomeriggio del 31 gennaio 2009 quando piazza Dante, fiore all'occhiello della località marina, si trasformò in un cumulo di macerie. Ad essere coinvolti nel crollo furono diversi immobili fra negozi ed abitazioni private. Solo alcune fortunate coincidenze e il fatto in quel gelido sabato pomeriggio di gennaio il luogo fosse pressoché deserto, evitarono che la vicenda assumesse i contorni della tragedia. Fu una delle persone poi finite a giudizio ad accorgersi della presenza di strane crepe e a invitare tutti i presenti a fuggire dal luogo del crollo. 

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