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Cronaca Surbo

Rifiuti interrati, arriva il verdetto per uno dei salentini coinvolti nell’inchiesta: due anni

Ha patteggiato la pena il 75enne di Surbo coinvolto nell’operazione “All black” con altri due compaesani: uno sceglie l’abbreviato, l’altro sarà giudicato in ordinario. L'operazione mise a nudo traffici fra Campania e zona di Lecce

SURBO - E’ riuscito a patteggiare due anni di reclusione (senza il beneficio della pena sospesa) Claudio Lo Deserto, 75 anni di Surbo, coinvolto nell’operazione “All black” dei carabinieri del Noe che il 17 maggio del 2021 “scoperchiò” un traffico e smaltimento illecito di rifiuti dalla Campania al Salento.

La sentenza è stata emessa dal giudice del tribunale di Lecce Angelo Zizzari che, dopo il rinvio a giudizio disposto lo scorso ottobre per la maggior parte degli imputati residenti in diverse città d’Italia, ieri mattina ha definito la posizione di quelli che avevano scelto riti speciali.

Oltre a Lo Deserto (difeso dall’avvocato Massimo Zecca), accusato di aver fatto del gruppo che si occupava di ricercare, selezionare e sistemare i siti per l’attività illecita, sovraintendendo anche alle operazioni materiali di sversamento e abbandono, furono iscritti nello stesso procedimento altri due uomini del Leccese: Palmiro Mazzotta, 75 anni, e Luca Grassi, 49, anche questi di Surbo.

Il primo, attraverso l’avvocato difensore Luigi Rella (sostituito in udienza dal collega Mario Ingrosso), ha chiesto e ottenuto di essere giudicato col rito abbreviato che si è aperto ieri con le richieste del sostituto procuratore Milto De Nozza. Per lui, è stata invocata la pena di due anni e tre mesi.

Durante l’interrogatorio di garanzia, il 75enne respinse le accuse. In particolare, al gip Alcide Maritati, raccontò che lo stoccaggio di rifiuti nel suo capannone avveniva a sua insaputa e che, in più circostanze, si sarebbe trovato davanti a questa sgradevole sorpresa, dovendo poi provvedere a sue spese alle regolari procedure di smaltimento.

Grassi, invece, si difese spiegando di aver “prestato” in tre occasioni il proprio terreno di pertinenza della Masseria Fasani per lo sversamento perché era in difficoltà economiche, essendo in quel periodo ai domiciliari, e negò di essere a conoscenza del fatto che si trattasse di rifiuti speciali e di aver mai provveduto a sotterrarli.

Questa la tesi che l’imputato proverà a dimostrare, assistito dall’avvocato Salvatore Rollo, davanti al tribunale di Taranto dove dieci giorni fa si è aperto il maxi processo con rito ordinario.

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