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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Riforma della prescrizione, i penalisti leccesi proclamano stato di agitazione

La Camera penale denunzia la gravità della riforma da introdurre nel codice penale, dopo la presentazione dell'emendamento

LECCE – L’Unione nazionale della Camere penali, con il supporto di quella di Lecce, presa visione del testo dell’emendamento in materia di prescrizione presentato alla Camera dei deputati da esponenti del M5S, denunzia l’inaudita gravità della riforma che con esso si intenderebbe introdurre nel codice penale, e proclama lo stato di agitazione di tutti gli avvocati penalisti.

In pratica, con l’eventuale approvazione di tale emendamento, verrebbe abolito l’istituto della prescrizione in materia penale, perché dopo la sentenza di primo grado, sia essa di condanna o di assoluzione, tale causa di estinzione del reato cesserebbe di esistere.

Neppure il cittadino assolto in primo grado, dunque, potrebbe ritenersi tranquillo, perché l’eventuale appello del pubblico ministero manterrebbe l’imputato assolto sotto processo a tempo indeterminato, in totale disprezzo dei principi del giusto processo e della sua ragionevole durata sanciti dall’articolo 111 della Costituzione, nonché dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo.

“Tale riforma, peraltro – sottolinea in un comunicato il presidente della Camera penale di Lecce, l’avvocato Silvio Verri –, è stata concepita senza alcun confronto con l’avvocatura, con la magistratura o con il mondo accademico, a dimostrazione dell’arroganza e della totale inadeguatezza dell’attuale ministro della Giustizia, che sorride molto ma opera poco e soprattutto con totale incoscienza. L’improvvida proposta di riforma avanzata, infatti, è espressione di una concezione autoritaria del diritto penale e del processo, che i penalisti italiani hanno sempre fieramente avversato”.

“Con ignoranza pari all’improvvisazione già dimostrata, si dimentica che la prescrizione nel nostro ordinamento ha un preciso significato ed è a pieno titolo uno degli elementi del patto sociale, in quanto strumento che concorre a garantire la certezza dei rapporti giuridici e che impone un termine all’autorità per processare ed eventualmente punire una persona, termine oltre il quale vi è il diritto all’oblio”.

L’istituto della prescrizione, infatti, ha origini antiche e chi oggi ipotizza la sua sostanziale abolizione è disposto a cancellare conquiste della civiltà giuridica pur di ottenere risposte di vendetta sociale in nome di una efficienza che lo Stato non sa altrimenti garantire.

“Il ministro, dunque – prosegue l’avvocato Verri –, invece di inseguire il facile ma effimero consenso, pensi ad occuparsi di una riforma organica del processo penale che garantisca la certezza della durata delle indagini preliminari e del processo, e di edilizia giudiziaria, di potenziamento degli organici, di riforma dell’ordinamento penitenziario, sempre coinvolgendo gli avvocati, che dovrebbero essere i suoi primi interlocutori, insieme ai magistrati. In ogni caso, sia ben chiaro che i penalisti leccesi, insieme ai colleghi di tutta Italia, sono pronti a dare battaglia per contrastare la scellerata riforma proposta, mettendo in campo tutte le proprie risorse per difendere, ancora una volta e come sempre hanno fatto, i diritti costituzionali dei cittadini, oggi gravemente insidiati”.

L'Ordine degli avvocati di Lecce

"I diritti delle persone non si tutelano fermando la prescrizione: in uno stato civile la certezza del diritto non si tutela a valle, prevedendo processi senza fine, ma creando le condizioni per garantire ad ogni cittadino, imputato o parte offesa, un processo rapido, ma allo stesso tempo giusto. Senza investimento di risorse sulla giustizia si rischia solo di creare altre vittime. Laddove si afferma il principio del doppio grado di giudizio non è legittimo bloccare il decorso della prescrizione, dopo la condanna in primo grado, atteso che la statistica insegna che un gran numero di sentenze vengono riformate in appello. Non sempre l'imputato è il vero colpevole e si corre il pericolo di creare altre vittime innocenti. Lo Stato deve riversare fondi sulla giustizia, implementando il numero dei magistrati, formando nuove professionalità di supporto e motivando (anche economicamente) le forze dell'ordine.
 Senza questi presupposti e con palliativi a costo zero i danni saranno irreparabili. Scelte così importanti vanno condivise con gli operatori del diritto e non calate dall'alto, cavalcando un malcontento generalizzato e spesso giustizialista. Gettare ombre inaccettabili sulla categoria degli avvocati genera solo sfiducia e sospetto e non aiuta a risolvere i problemi. La politica deve essere attenta a non creare inutili conflitti sociali, scaricando sulla avvocatura carenze del sistema, che possono essere risolte solo con investimenti mirati e competenze specifiche.
Le offese gratuite non meritano commenti e sono smentite dai comportamenti seri e professionali che ogni giorno la gran parte degli avvocati tengono, sia che tutelino gli imputati che le vittime dei reati”.

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