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Cronaca

Rigettata la richiesta di revoca: Attilio Monosi rimane in regime di domiciliari

Durante l’interrogatorio, l’ex assessore si era dichiarato estraneo alla politica e aveva manifestato la volontà di tornare a lavorare, ma per il giudice Gallo la sua “rete di conoscenze” è troppo rischiosa

Attilio Monosi, finito al centro dell’inchiesta sulle case popolari assegnate in cambio di voti, non è riuscito, neppure stavolta, a riprendersi la libertà. Il gip (giudice per le indagini preliminari) Giovanni Gallo ha rigettato la richiesta di revoca della misura o quanto meno di permessi per ritornare a lavorare, avanzata giovedì scorso dall’ex assessore e consigliere comunale, durante l’interrogatorio, che si è svolto alla presenza dei suoi avvocati Luigi Covella e Riccardo Giannuzzi.

Le motivazioni del giudice ricalcano quelle già espresse al riguardo dal Tribunale del Riesame che, nell’ordinanza depositata lo scorso ottobre, aveva così puntualizzato: “Monosi ha svolto il ruolo di consigliere comunale sin dal 2002, e nel tempo, ha intessuto una rete di rapporti così consolidati che è riuscito ad imporre le proprie decisioni illegittime, tese a favorire persone appartenenti al suo elettorato, anche a funzionari estranei alla contestata associazione, i quali eseguivano le “direttive” di Monosi, pur consapevoli della loro illegittimità, solo per l’autorevolezza della fonte da cui promanavano”.

E ancora: “Nonostante le dimissioni da consigliere, l’indagato ha ancora la possibilità di reiterare condotte offensive dei medesimi beni giuridici, approfittando della rete di complicità in seno alla compagine dell’ente in cui ha operato per anni”.  Monosi al giudice Gallo aveva chiesto quanto meno di poter riprendere l’attività di commercialista, ma per concedere un’autorizzazione di questo genere è necessario dimostrare lo stato d’indigenza (così come stabilito dall’articolo 284 comma 3 del codice di procedura penale).

Rispetto all’attività lavorativa, sempre i giudici della Libertà nell’ordinanza con la quale avevano confermato gli arresti domiciliari, avevano chiarito di non poter accogliere neppure l’istanza di una misura meno gravosa perché “alcuni dei soggetti favoriti erano clienti di Monosi”.

Sarà fissata nei prossimi giorni la data dell’udienza preliminare nei riguardi dell’ex consigliere e di altre 46 persone, indagate nella stessa inchiesta condotta dai pm Roberta Licci e Massimiliano Carducci con gli uomini della Guardia di Finanza. Tra questi, a rischiare il processo, ci sono altri due politici leccesi, Luca Pasqualini e Antonio Torricelli, e il funzionario Pasquale Gorgoni.

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