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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Vernole

Ritenuta responsabile della separazione del figlio, la chiudono in casa e la picchiano: coppia a processo

Disposto il rinvio a giudizio per una coppia di Vernole accusata di sequestro di persona e lesioni nei riguardi di una donna ritenuta responsabile di aver rotto gli equilibri familiari

VERNOLE - Il loro odio per la nuova nuora avrebbe superato ogni limite: l’avrebbero chiusa a chiave nella loro abitazione, impedendole di uscire, e l’avrebbero presa a calci e pugni, provocandole lesioni addominali e alla colonna lombare. Sequestro di persona e lesioni personali sono le accuse mosse nei riguardi di una coppia di Vernole, L.P., di 69 anni e A.D., di 62, che ieri è stata rinviata a giudizio dal giudice per l’udienza preliminare Marcello Rizzo.

L’uomo dal banco degli imputati, a partire dal 28 settembre, dovrà difendersi anche dall’accusa di minacce perché si sarebbe rivolto alla donna ritenuta responsabile della separazione del figlio, con frasi di questo tipo: “Te cciu, ti devo ammazzare, ti sparo in bocca, me fazzu trent’anni de galera, ma te cciu” (Ti uccido, ti devo ammazzare; ti sparo in bocca; mi faccio trent'anni di galera ma ti uccido, ndr).

Nel processo che si discuterà con il rito ordinario davanti al giudice Maddalena Torelli, i coniugi saranno difesi dagli avvocati Savino Vantaggiato e Fabio Corvino, mentre la persona offesa sarà parte civile con l’avvocato Massimo Gabrieli Tommasi.

Tutto è nato dalla denuncia sporta dalla malcapitata che il 21 febbraio del 2020 riuscì a ottenere, attraverso la figlia degli imputati, un incontro chiarificatore. L’obiettivo sarebbe stato quello di convincere pacificamente il 69enne a smetterla di perseguitarla con frequenti appostamenti, inseguimenti e insulti, e invece sarebbe stata aggredita non solo verbalmente con minacce di morte, ma anche fisicamente in una stanza della loro abitazione fino a quando in lacrime avrebbe promesso di non farsi vedere mai più. Stando sempre all’accusa, dopo averla pestata, i coniugi le avrebbero scattato alcune foto col cellulare per poi lasciarla andare via.

Certo è che la vittima, malconcia, avrebbe raggiunto prima l’abitazione dei suoi genitori e poi, accompagnata dal padre, il pronto soccorso dell’ospedale “Vito Fazzi” di Lecce, dove le furono medicate le ferite e le fu rilasciato il referto con prognosi di dodici giorni.

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