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Cronaca Porto Cesareo / Via Silvio Pellico

Rogo devastante nella notte: distrutto interamente il gazebo del bar Alexander

Il fatto è avvenuto intorno alle 2,45 a Porto Cesareo, in via Silvio Pellico. Due mezzi dei vigili del fuoco al lavoro. Secondo le prime ipotesi, tutto sarebbe nato da un cortocircuito a uno dei frigoriferi, ma in quel punto d'estate fu collocato un ordigno inesploso. Indagano i carabinieri

PORTO CESAREO – Un uomo che riesce a entrare. E poco dopo, le fiamme. Questo si scorgerebbe nei filmati di alcune videocamere di un locale commerciale nelle vicinanze. Un particolare che cambia completamente il quadro iniziale, molto più prudente.

L’incendio, di certo, è stato devastante. Il gazebo, completamente distrutto, con tutte le suppellettili. E sebbene i vigili del fuoco abbiano ritenuto che il rogo possa essersi innescato dai frigoriferi - un cortocircuito in piena regola - e la tesi iniziale sia stata condivisa dal gestore, i carabinieri della compagnia di Campi Salentina e della stazione di Porto Cesareo, hanno deciso di procedere con cautela. Cercando di andare a fondo nella questione. Non fosse altro perché, nello stesso punto, la mattina del 27 giugno scorso, fu ritrovato un ordigno inesploso. La miccia era stata innescata, ma non accadde nulla.

L’incendio risale alle 2,45 circa della notte scorsa. Nel pieno centro di Porto Cesareo, in via Silvio Pellico. Il fuoco ha avvolto e distrutto il gazebo della gelateria e lounge bar “Alexander”, fra i locali più rinomati della cittadina jonica. Tale la violenza del rogo che i vigili del fuoco sono arrivati con ben due squadre, una dal distaccamento di Veglie e l’altra in supporto dal comando provinciale di Lecce. I pompieri hanno lavorato fino alle soglie dell’alba, prima di aver ragione delle fiamme. Dopodiché hanno svolto i sopralluoghi per cercare di fare luce sull’origine dell’episodio. Giungendo a una prima conclusione: fatto probabilmente accidentale.  

Il locale è di proprietà della società “Bon.Gel. di Albano Mariuccia & Co. Sas”, ma la gestione è affidata ad Alessandro Peluso, 31enne del posto. E i militari di Campi, diretti dal maggiore Nicola Fasciano, hanno bene a mente quanto accaduto in estate, con la bomba inesplosa (un ordigno rudimentale composto di due bombolette di gas e miccia di quasi 9 metri). Fu collocata in un vicolo confinante con il ristorante “Lu Cannizzu” di proprietà dell’80enne Damiano Cosimo Falli e gestito dalla famiglia.

All’epoca, proprio l’estrema vicinanza fra le due attività commerciali, non lasciò intendere bene a chi fosse realmente indirizzato l’avvertimento. Le indagini dei carabinieri, dunque, sono ripartite dall'episodio odierno, senza tralasciare nulla, prima di archiviarle del tutto come fatto accidentale. E una possibile svolta è arrivata nel tardo pomeriggio, grazie ad alcune videocamere di sorveglianza.

I danni sono stati notevoli. L’intera struttura di ferro, legno e materiale in Pvc è stata arsa, così come tavoli, sedie e frigoriferi. Questa mattina, davanti al lungmare cesarino, c'era solo uno scheletro che diffondeva odore acre di bruciato. Il danneggiamento ha riguardato, di riflesso, anche le vetrate dell’attività vicina. Il ristorante “Lu Cannizzu”, appunto. Non ci sono stati feriti e il danno preciso, coperto d’assicurazione, è da quantificare.

Sull'accaduto si è espresso anche il primo cittadino del luogo, Salvatore Albano, il quale ha puntato il dito contro un fatto che, a suo dire, ha colpito per ben due volte la comunità. In primo luogo, poiché ha mandato in fumo il lavoro onesto di chi ha operato con sacrificio e, inoltre, perché ha minato la seenità dei residenti del borgo ionico. Prima di convocare un consiglio comunale ad hoc, ha fatto sapere, attenderà  gli sviluppi investigativi. E questi non sembra che stiano tardando ad arrivare.

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