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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca Scorrano

Salvini “festeggia” blitz antimafia: ma preoccupa connivenza tra Scu e politica

Il ministro, dalla sua fanpage, lancia l’hashtag contro la mafia. Ma il primo cittadino scorranese, dalle simpatie leghiste, accusato di aver presumibilmente usufruito dei voti del clan, in cambio della gestione di un parco pubblico

LECCE – “Trenta arresti per mafia in provincia di Lecce: i carabinieri hanno stanato un gruppo criminale accusato di traffico di droga, danneggiamento, detenzione abusiva di armi e materiali esplodenti, estorsione, ricettazione, minaccia aggravata, porto abusivo di armi, sequestro di persona e violenza privata. Grazie a forze dell’ordine e inquirenti. La pulizia non si ferma: avanti tutta! #lamafiamifaschifo”. Sono le parole postate da Matteo Salvini, sulla propria fanpage Facebook, una volta appreso del blitz da parte dei carabinieri salentini. Ironia della sorte, tuttavia, fra i sette indagati a piede libero, con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, vi è anche Guido Nicola Stefanelli, il primo cittadino di Scorrano, simpatizzante della Lega, coinvolto nell’operazione “Tornado”.  È proprio la connivenza con il mondo della politica uno degli aspetti più  torbidi di questa vicenda giudiziaria.

Schermata 2019-06-24 alle 14.35.42-2Il gruppo ha infatti dimostrato la capacità di infiltrarsi nel tessuto politico amministrativo locale, tanto da instaurare legami con esponenti politici. Il primo cittadino scorranese è stato eletto, in una lista civica, nella primavera del 2017, pochi mesi prima che fosse avviata l’indagine dell’Arma. Dai riscontri investigativi, è emerso che Stefanelli avrebbe promesso ai membri del clan l’aggiudicazione di una licenza per un chiosco, la gestione del verde pubblico all’interno del Parco comunale “La Favorita”. Impegnandosi a superare le lungaggini burocratiche, il sindaco potrebbe presumibilmente aver fatto leva su quei contatti con la malavita, per accaparrarsi consenso politico.

E non solo. Durante l’attività investigativa, inoltre, è anche emersa una serie di minacce che il politico avrebbe ricevuto, alcune delle quali gravi e pesanti, ma mai denunciate. In un caso, addirittura, alla presenza di un suo assessore, sarebbe stato vittima di intimidazioni, sotto la minaccia di un fucile a canne mozze, in aperta campagna: era proprio il caso di uno dei componenti che lamentava gli ostacoli burocratici per l’ottenimento delle licenze per la gestione del parco. “Se non la otterremo noi, non dovrà averla nessuno”. Questo il messaggio lanciato al sindaco dal clan e mai segnalato alle forze dell’ordine.

La posizione del primo cittadino è inoltre al vaglio degli inquirenti anche per un altro episodio, sempre ancora tutto da accertare, nel quale Stefanelli avrebbe richiesto l’ausilio del gruppo criminale per dirimere una questione aperta con un dipendente comunale: con l’intervento dei membri dell’associazione, temuti e rispettati, il funzionario sarebbe forse sceso a più miti consigli.  A fungere da mediatore, fra sindaco e richieste del gruppo, un altro degli indagati delle ultime ore: Massimiliano Filippo detto “Cuoco”, dipendente di una cooperativa che presta spesso servizi all’ente locale. In queste ultime ore, i carabinieri della compagnia magliese hanno anche eseguito alcune perquisizioni: tra i controlli, presi di mira anche i locali comunali, dove saranno analizzati i documenti.

Un'escalation di attentati dinamitardi e aggressioni

Senza titolo455-2Gli investigatori partono, intanto, da un “repertorio” di almeno 300 episodi di spaccio di droga registrati sul territorio e una dozzina di attentati dinamitardi. Come già accennato nell’articolo di apertura, sebbene il core business dell’associazione fosse costituito dal traffico di stupefacenti, fonte primaria di guadagno , sono state documentate anche estorsioni e ritorsioni, con attentati, e con attività di sistematiche “spedizioni punitive” nei confronti di soggetti non in linea con il gruppo o che non si adeguavano alle sue richieste. È in questo contesto che va inquadrato, ad esempio, l’omicidio di Capocelli. Ma non solo.

Tra i numerosissimi episodi contestati emergono: l’attentato dinamitardo del 22 novembre 2017, a Scorrano, ai danni di un’autovettura;  la minaccia di morte nei confronti di un sodale il 27 gennaio 2018; un ordigno nelle vicinanze della casa di un soggetto ritenuto responsabile, a sua volta, di avere fatto un affronto al “gruppo” il 17 aprile 2017; un’altra esplosione nei pressi della casa di un individuo, a Muro Leccese, il 31 luglio del 2017. E non è tutto. Nella lista nera dei fatti di cronaca, anche le minacce nei confronti del proprietario di attività imprenditoriali, a Scorrano ed Otranto il 2 giugno dello scorso anno;  le minacce di morte e violenze fisiche nei confronti di soggetto appartenente al “gruppo” subite a seguito di vendetta trasversale il 6 giugno 2018; le ripetute minacce di morte e violenze ai danni di un uomo responsabile di acquistare sostanza stupefacente da altri gruppi, a Maglie e Scorrano dal 25 maggio al 2 giugno 2018.

Inoltre, le minacce di morte e aggressioni verso un altro debitore; l’estorsione ai danni di titolare di stabilimento balneare ed altri locali notturni al fine di costringerlo a versare con cadenza periodica somme di denaro al gruppo a Scorrano ed Otranto, nell’agosto dell’anno scorso. Infine, l’esplosione, il 23 agosto dello stesso anno, di una bomba su un’auto: il mezzo era di un buttafuori presso una nota discoteca del luogo, colpevole di aver avuto dei diverbi coi membri del clan. Tra gli episodi, anche pugni, schiaffi e calci il 26 gennaio di quest’anno a Spongano, nei confronti del titolare di un’area di servizio. Ma le lesioni personali, mai denunciate in ospedale neppure in casi molto gravi, sono state estese a diversi altri individui, sia debitori di droga, sia acquirenti sottoposti al “divieto” assoluto di acquistare droga in altri luoghi.

La disponibilità di armi

A facilitare il clima di terrore, inoltre, il fatto che i membri del sodalizio disponessero di armi. Sono stati infatti sequestrati, a più riprese, sei fucili e tre pistole, armi alterate, modificate (fucili a canne mozze) ed alcune provento di furto, oltre a numerose munizioni di vario calibro, mazze ferrate, tirapugni, coltelli, quattro ordigni artigianali ad alto potenziale, oltre agli artifizi pirotecnici commerciali e alla polvere pirica utilizzati per il confezionamento.

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