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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca Veglie

Sansificio di Veglie, ribaltata la sentenza in appello. Confiscata l'intera area

I giudici della Corte d’appello hanno condannato a un anno e due mesi di reclusione i due imputati, assolti in primo grado

LECCE – Colpo di scena nel processo di secondo grado sui presunti illeciti legati alla vicenda “Oil Salento” e del sansificio di Veglie. Ieri sera, poco dopo le 22, i giudici della Corte d’appello di Lecce hanno riformato la sentenza di primo grado (del 4 maggio 2016), condannando a un anno e due mesi di reclusione (pena sospesa e non menzione nel casellario) Luigi Panarese, il legale rappresentante della Oil Salento, e Antonio Anglano, dirigente del Comune di Veglie.

Entrambi sono stati condannati per falso, mentre è stato dichiarato il non doversi procedere per il reato di lottizzazione abusiva per intervenuta prescrizione. In particolare è stata dichiarata la falsità della relazione istruttoria dell’8 agosto 2008 relativa alla domanda di permesso di costruire in sanatoria avanzata dalla Oil Salento. Accolta, dunque, l’ipotesi accusatoria del sostituto procuratore generale Ennio Cillo.

I giudici hanno disposto la confisca dell'area agricola di circa 90mila metri nel comune di Veglie e dell'edificio adibito a stabilimento industriale su di essa abusivamente realizzato. Gli imputati sono stati condannati al risarcimento dei danni patiti dalle parti civili da liquidarsi in separata sede nonché al pagamento delle spese in favore dello Stato e delle parti civili: “Legambiente”, assistita dall’avvocato Luigi Massimiliano Aquaro; il “Comitato ambiente sano” con l’avvocato Emanuela Pispico; “Salute pubblica” con l’avvocato Andrea Casamassima; “Ambiente e vita” con l’avvocato Roberta Castrignanò; e “Italia nostra” con l’avvocato Carlo Barone. Gli imputati sono assistiti dagli avvocati Luigi Rella e Giovanni Erroi. Bisognerà attendere novanta giorni per le motivazioni della sentenza.

A dare avvio alle indagini erano stati proprio gli esposti delle associazioni ambientaliste, che avevano puntato il dito contro il sansificio e il permesso di costruire in sanatoria per un impianto di trattamento di sansa. Il tutto, in un’area qualificata sul piano urbanistico di Veglie come agricola e inserita nel “Parco del Negroamaro”.

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