Scarichi a mare, nuovi problemi per la fitodepurazione
Tavolo tecnico in Provincia per studiare soluzioni alternative per la piattaforma di via Scalelle. Le cave Mater Gratiae insufficienti per depurazione verde. E Comune spinge per affinamento e condotta
GALLIPOLI - Acque reflue e scarichi a mare sul litorale di Gallipoli, la matassa è tutt'altro che sbrogliata. L'unica soluzione plausibile e perseguibile sembrava essere quella della fitodepurazione. Che dovrebbe rimane in piedi come momento conclusivo e risolutivo della problematica. Ma nell'immediato? Dopo il tavolo tecnico riunito stamattina in Provincia alla presenza del presidente Antonio Gabellone e dei rappresentanti istituzionali dei comuni interessati alla risoluzione delle problematiche inerenti il funzionamento del depuratore consortile di Gallipoli sono state delineate due strade da percorrere: l'attivazione dell'impianto di affinamento delle acque reflue di via Scalelle (attiguo al depuratore) e la necessità di realizzare prioritariamente una condotta a mare sul litorale nord.
Entro il 31 maggio infatti la Provincia di Lecce, di concerto con i Comuni, dovrà presentare l'ipotesi definitiva del recapito finale del depuratore di Gallipoli come stabilito due settimane addietro nell'incontro con l'assessore regionale ai Lavori pubblici, Fabiano Amati. La Regione si era detta disponibile a finanziare uno dei due interventi presi in considerazione durante la riunione, ovvero: la realizzazione di un impianto di fitodepurazione unitamente allo scarico delle acque reflue depurate nella cave dismesse "Mater Gratiae" per le problematiche del versante nord e del depuratore di Gallipoli, e quella sempre della fitodepurazione nei campi di spandimento della zona Vora e località Itri per il versante sud dove scaricano gli impianti di Casarano e Taviano convogliando i reflui nel Canale dei Samari. Scartando nel contempo la costosa e complessa progettualità della condotta sottomarina sul versante nord di Torre Sabea.
La soluzione alternativa allo scarico a mare resta dunque, sì la fitodepurazione, ma dall'incontro tecnico in Provincia (al quale si stanno susseguendo altri incontri di natura politica con il presidente Gabellone) sono emersi alcuni elementi nuovi. Al termine dell'incontro mattutino le parti hanno concordemente richiesto alla Regione Puglia di risolvere la prima e più stringente emergenza sul campo consentendo nei tempi più rapidi possibili l'attivazione dell'impianto di affinamento delle acque reflue ancora fermo al palo (e costato oltre 3 milioni di euro).
All'assessore Amati, a cui è stata avanzata l'ipotesi di un incontro urgente, si chiederà inoltre di esplorare subito, e sino a fondo, ogni possibilità tecnica che possa consentire la realizzazione della condotta sottomarina delle acque atteso che, secondo tutti i partecipanti e stando ai rilievi tecnici di un'apposita indagine, è emersa la complessità della realizzazione e dell'attivazione dell'impianto di fitodepurazione sul versante nord. Soluzione quest'ultima che in ogni caso si dovrebbe continuare a perseguire come momento finale e risolutivo della problematica complessiva.
Nel corso dell'incontro provinciale (al quale hanno preso parte i rappresentanti dei comuni di Gallipoli, Ugento, Sannicola, Alezio, Tuglie, dell'Acquedotto Pugliese e del Consorzio di Bonifica "Ugento Li Foggi") é emersa infatti la impraticabilità tecnica avallata dai tecnici dell'Ato di adottare il sistema della fitodepurazione per gli scarichi del depuratore consortile di Gallipoli, atteso che le cave "Mater Gratiae" individuate come recapito finale risulterebbero insufficienti per risolvere la problematica a nord (necessari almeno 40 ettari di terreno per arginare gli scarichi di un impianto che serve 80mila abitanti ed è oltretutto sottodimensionato rispetto al carico da depurare).
Ecco perchè il Comune di Gallipoli spinge per il finanziamento urgente della condotta sottomarina e per l'attivazione, per i tre mesi estivi, dell'impianto di affinamento anche senza richiesta di utilizzo del Consorzio di bonifica delle acque per il problema dei cloruri, che comunque è anch'esso in via di risoluzione. E in caso contrario il Comune di Gallipoli sembra intenzionato ad alzare barricate. E sono già pronti ad essere "scaricate" richieste di risarcimento danni ed esposti alla Corte dei conti.
Entro il 31 maggio infatti la Provincia di Lecce, di concerto con i Comuni, dovrà presentare l'ipotesi definitiva del recapito finale del depuratore di Gallipoli come stabilito due settimane addietro nell'incontro con l'assessore regionale ai Lavori pubblici, Fabiano Amati. La Regione si era detta disponibile a finanziare uno dei due interventi presi in considerazione durante la riunione, ovvero: la realizzazione di un impianto di fitodepurazione unitamente allo scarico delle acque reflue depurate nella cave dismesse "Mater Gratiae" per le problematiche del versante nord e del depuratore di Gallipoli, e quella sempre della fitodepurazione nei campi di spandimento della zona Vora e località Itri per il versante sud dove scaricano gli impianti di Casarano e Taviano convogliando i reflui nel Canale dei Samari. Scartando nel contempo la costosa e complessa progettualità della condotta sottomarina sul versante nord di Torre Sabea.
La soluzione alternativa allo scarico a mare resta dunque, sì la fitodepurazione, ma dall'incontro tecnico in Provincia (al quale si stanno susseguendo altri incontri di natura politica con il presidente Gabellone) sono emersi alcuni elementi nuovi. Al termine dell'incontro mattutino le parti hanno concordemente richiesto alla Regione Puglia di risolvere la prima e più stringente emergenza sul campo consentendo nei tempi più rapidi possibili l'attivazione dell'impianto di affinamento delle acque reflue ancora fermo al palo (e costato oltre 3 milioni di euro).
All'assessore Amati, a cui è stata avanzata l'ipotesi di un incontro urgente, si chiederà inoltre di esplorare subito, e sino a fondo, ogni possibilità tecnica che possa consentire la realizzazione della condotta sottomarina delle acque atteso che, secondo tutti i partecipanti e stando ai rilievi tecnici di un'apposita indagine, è emersa la complessità della realizzazione e dell'attivazione dell'impianto di fitodepurazione sul versante nord. Soluzione quest'ultima che in ogni caso si dovrebbe continuare a perseguire come momento finale e risolutivo della problematica complessiva.
Nel corso dell'incontro provinciale (al quale hanno preso parte i rappresentanti dei comuni di Gallipoli, Ugento, Sannicola, Alezio, Tuglie, dell'Acquedotto Pugliese e del Consorzio di Bonifica "Ugento Li Foggi") é emersa infatti la impraticabilità tecnica avallata dai tecnici dell'Ato di adottare il sistema della fitodepurazione per gli scarichi del depuratore consortile di Gallipoli, atteso che le cave "Mater Gratiae" individuate come recapito finale risulterebbero insufficienti per risolvere la problematica a nord (necessari almeno 40 ettari di terreno per arginare gli scarichi di un impianto che serve 80mila abitanti ed è oltretutto sottodimensionato rispetto al carico da depurare).
Ecco perchè il Comune di Gallipoli spinge per il finanziamento urgente della condotta sottomarina e per l'attivazione, per i tre mesi estivi, dell'impianto di affinamento anche senza richiesta di utilizzo del Consorzio di bonifica delle acque per il problema dei cloruri, che comunque è anch'esso in via di risoluzione. E in caso contrario il Comune di Gallipoli sembra intenzionato ad alzare barricate. E sono già pronti ad essere "scaricate" richieste di risarcimento danni ed esposti alla Corte dei conti.