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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Nardò

Schiaffi alla moglie incinta e sigaretta accesa nell’orecchio della figlia: condannato

Emessa la sentenza nei riguardi di un 55enne di Nardò, accusato di aver reso un incubo la vita della coniuge e delle sue figlie. Il verdetto del giudice Rizzo: tre anni e 4 mesi di reclusione

NARDO' - E’ di tre anni e quattro mesi di reclusione la condanna inflitta a un 55enne di Nardò accusato di aver reso un inferno la vita della moglie che non avrebbe esitato a picchiare anche quando era in dolce attesa e delle sue figlie minorenni, a una delle quali sarebbe arrivato a spegnere una sigaretta nell’orecchio per farle capire chi comandava.

La sentenza è stata emessa ieri dal giudice Marcello Rizzo, all’esito del processo discusso col rito abbreviato, che ha disposto anche il risarcimento di diecimila euro nei riguardi della vittima che si era costituita parte civile con l’avvocato Giuseppe Bonsegna.

“Un individuo violento il cui rapporto con la vittima è sempre stato improntato alla minaccia, alla prevaricazione ed alla prepotenza”, scriveva questo il gip Sergio Tosi nell’ordinanza con la quale impose all’uomo (di cui omettiamo le generalità per tutelare la privacy dei familiari) il divieto di avvicinamento, un divieto che fu trasgredito e per questo “appesantito”, lo scorso ottobre, con i domiciliari. La misura è stata poi revocata un mese fa dallo stesso giudice che ha emesso il verdetto, su sollecitazione dell’avvocato subentrato nella difesa, Andrea Bianco.

Secondo le indagini condotte dai carabinieri della stazione di Nardò guidati dal luogotenente Vito De Giorgi, dal 2015, l’imputato avrebbe imposto con le minacce e la violenza le sue regole e nulla l’avrebbe fermato tanto da schiaffeggiare la moglie incinta e lasciarla per una notte fuori casa insieme alle figlie minorenni. In una circostanza, l’estate scorsa, in seguito a un’aggressione, la malcapitata finì in ospedale con un trauma cranico. E ancora, racconta l’inchiesta, per punire la figlia riguardo alle sue frequentazioni “sbagliate”, le avrebbe conficcato una cicca rovente nell’orecchio.  

L’uomo si è sempre proclamato innocente e non appena saranno depositate le motivazioni della sentenza (entro sessanta giorni), valuterà, attraverso il suo legale, il ricorso in Appello.

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