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Cronaca

Sciopero in Alcar: gli operai rivendicano i salari decurtati

Dopo un anno di sacrifici, i lavoratori chiedono di tornare alle condizioni salariali precedenti. Trattativa dei sindacati metalmeccanici con l'azienda

LECCE – Braccia incrociate per 8 ore, sit-in davanti ai cancelli dell’azienda e assemblea sindacale. È andata in scena oggi, nella zona industriale di Lecce, la prima giornata di protesta degli operai metalmeccanici di Alcar srl che rivendicano l’aumento dello stipendio. O meglio, il ritorno ai livelli salariali precedenti alla crisi che ha colpito l’azienda specializzata nella produzione e nell’assemblaggio di componenti meccanici destinati al settore agricolo ed alle macchine movimento terra.

È trascorso infatti un anno da quando Alcar ha trovato l’intesa con i sindacati di categoria per garantire la continuità produttiva ed occupazionale: a fronte di una brusca riduzione delle commesse e dei carichi di lavoro, agli operai ed agli impiegati è stato chiesto un discreto sacrificio economico. Ovvero una decurtazione dello stipendio pari, circa al 9 percento, su un monte orario rimasto invece intatto.

L’accordo, nelle intenzioni, sarebbe durato un anno. Allo scadere dei 12 mesi, ritenuti in prima battuta sufficienti a risalire la china e revocare i contratti di solidarietà, i lavoratori sono tornati a chiedere conto delle decurtazioni in busta paga che invece procedono.

“Abbiamo fatto già quattro incontri con l’azienda e siamo giunti alla conclusione che, per noi, esistono le condizioni per tornare ai livelli salariali precedenti – spiega la segretaria provinciale Fiom, Anna Rita Morea -. I lavoratori continuano a piegarsi la schiena e non accettano di vedersi congelare oltre tali somme”.

La sindacalista, insieme ai colleghi di Fim Cisl e Femca Uil, ha riaperto la trattativa con l’azienda già questa mattina alle 8.00. L’accordo non è stato raggiunto ma esistono deboli spiragli: “Alcar ha fatto qualche passo in avanti, proponendo di versare 50 euro lordi dal mese di maggio – spiega la Morea -. Poca cosa tuttavia, se si considera che la decurtazione ammonta a 240 euro mensili. I lavoratori, riuniti in assemblea, hanno già valutato quest’aumento insufficiente e noi continueremo con la protesta”.

La platea degli interessati è peraltro corposa: si contano circa 300 persone, tra impiegati e gli operai che compongono circa l’80 percento del totale. “I lavoratori hanno dimostrato senso di responsabilità nel momento in cui hanno accettato l’accordo: Alcar aveva infatti perso fatturato dalla sua principale commessa, Fiat Cnh che ha internalizzato buona parte delle produzioni. Ora, però, è trascorso un anno e non si possono chiedere ulteriori sacrifici”.

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