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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Cannole

Sciopero della fame per salvare il menhir. Un tesoro ignorato per il turismo culturale

La protesta del presidente dell'associazione "Amici dei menhir" ha sortito un primo risultato: le parti in cui si è rotto il "Santu Lasi", caduto nel 1995 in seguito ad una tormenta, sono stati messi in sicurezza. Ma le testimonianze del magalitismo nel Salento sono praticamente fuori dai circuiti dei visitatori

CANNOLE – Tra le tante carte che il Salento potrebbe giocare al tavolo del turismo culturale, che ogni anno sposta milioni di viaggiatori, c’è quello delle testimonianze megalitiche.

Se si considera che le prime attestazioni messapiche sono dell’VIII secolo avanti Cristo, ci si rende conto dell’importanza di siti che risalgono anche a circa 4mila anni addietro, quando cioè, tanto per fare un esempio, era in pieno svolgimento l’edificazione della famosa Stonehenge, in Inghilterra, nota in tutto il mondo e meta di costante pellegrinaggio da parte dei turisti.

Nel territorio della provincia di Lecce sono stati censiti circa  35 dolmen, 92 menhir e una decine di "specchie" (in dialetto specule) che rappresentano i segni tangibili di insediamenti megalitici.

Per la loro conservazione e  valorizzazione da anni è impegnata l’associazione “Amici dei menhir” che con ostinazione e pazienza cerca di sensibilizzare le istituzioni pubbliche ad occuparsi seriamente di questo straordinario patrimonio archeologico.

E spesso si deve ricorrere ad azioni plateali come quella che, un paio di settimane addietro, ha visto protagonista il presidente del sodalizio, Aberto Signore: uno sciopero della fame davanti alla sede del comune di Cannole per richiamare l’attenzione delle autorità locali sul stato di abbandono del menhir Santu Lasi, caduto durante una tormenta nel 1995 e rotto in più parti, lasciato alla mercé di chiunque.

L’iniziativa ha sortito intanto l’effetto di recuperare le parti che compongono il menhir e di custodirle in sicurezza, con l’impegno da parte dell’amministrazione e della soprintendenza di avviare il restauro. Non dovrebbero volerci molti denari, fanno sapere dall’associazione, e si pensa anche al contributo di aziende private per accelerare i tempi. 

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