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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Racale

Scomparsa di Mauro, la difesa dell’ex barbiere punta i riflettori sull’uomo accusato di pedofilia

I legali di Vittorio Romanelli sollecitano la Procura a chiedere l’archiviazione e ad approfondire il coinvolgimento di Antonio Scala nel rapimento avvenuto 40 anni fa

RACALE - Non ci sono elementi certi a sostegno dell’ipotesi della partecipazione di Vittorio Romanelli, barbiere in pensione di Racale di 79 anni, nella scomparsa di Mauro Romano, avvenuta quando aveva sei anni nei pressi della casa dei nonni a Racale, il 21 giugno del 1977.

Lo sostengono gli avvocati difensori Antonio Corvaglia e Giuseppe Gatti che in una memoria di 24 pagine sollecitano la Procura di Lecce a chiedere l’archiviazione del procedimento che vede indagato l’anziano per sequestro di persona.

Non è la prima volta che l’ex barbiere finisce nell’inchiesta sul caso, già segnato da due precedenti archiviazioni e riaperto la scorsa estate dopo l’arresto per violenza sessuale nei riguardi di minorenni del 70enne di Taviano Antonio Scala. Quest’ultimo, nel 1984, fu condannato, con sentenza definitiva, a quattro anni e sei mesi per la tentata estorsione compiuta proprio ai danni dei genitori di Mauro, ai quali chiese telefonicamente la consegna di 30 milioni delle vecchie lire per riavere vivo il proprio figlio.

Ed è sul conto di Scala che i legali chiedono agli inquirenti di svolgere ulteriori accertamenti, ritenendo incomprensibile la scelta di stralciare la sua posizione (dopo l’ultima riapertura del fascicolo, risultava indagato per omicidio volontario e occultamento di cadavere) pur essendoci, diversi elementi a sostegno di un coinvolgimento nella vicenda.

Innanzitutto, si chiedono gli avvocati: come è possibile che il 70enne fosse a conoscenza che l’ultimo passaggio del bambino sparito dal centro urbano di Racale fosse Castel Forte? Fu lui a indicare la località di campagna fra l’agro di Racale e quello di Taviano, ai carabinieri, dopo il suo arresto per tentata estorsione, quindi poche settimane dopo la scomparsa, e la circostanza fu poi confermata dai cani molecolari, successivamente condotti sul posto.

Non solo. Tornando a tempi più recenti, Scala avrebbe rivelato a uno dei ragazzini coinvolti nell’inchiesta per pedofilia di aver rapito Mauro per soldi, indicando anche la cifra in 3 milioni di lire e di averlo fatto per necessità economiche.

Allo stesso ragazzino, inoltre, l’anziano avrebbe confidato pure di possedere una cantina dove sono conservati numerosi oggetti, ma sostengono sempre i legali, sul punto, non c’è traccia agli atti di un verbale di perquisizione ed eventuale sequestro di appunti, foto o altro.

E non finisce qui. Non sarebbe stata ascoltata la donna, secondo la quale Scala sapeva quanto accaduto a Mauro, ma non poteva parlarne.

Stando alla memoria difensiva, gli elementi indiziari a carico di Romanelli sono deboli: il rapimento sarebbe avvenuto con un apecar, mezzo che però non sarebbe mai stato nella disponibilità dell’ex barbiere; le ultime dichiarazioni rese da Vito Troisi, l’amichetto col quale avrebbe giocato Mauro il giorno della sparizione (poi diventato boss della Scu), non troverebbero poi alcun riscontro in quelle rese dagli altri due coetanei che erano con loro. Allo stesso modo, non sarebbero attendibili le rivelazioni che lo stesso figlio del barbiere avrebbe fatto alla famiglia Romano, dopo vent’anni dai fatti, ossia che era insieme a Mauro nelle campagne di Castel Forte, quando due uomini a bordo di una macchina di grossa cilindrata lo avrebbero prelevato con la forza, per poi ripartire ad alta velocità.

Insomma, i legali fanno notare come in questi anni, la famiglia nella disperata ricerca della verità, abbia fornito agli inquirenti piste poi purtroppo rivelatesi infondate. L’ultima riguarda quella del rapimento a scopo di adozione, dopo che la madre Bianca Colaianni si sarebbe convinta che il facoltoso manager di una delle famiglie più ricche al mondo ritratto su un rotocalco fosse il suo ragazzo. Nonostante le smentite da parte degli interessati, non è escluso che si possa procedere col test del dna per sciogliere ogni possibile dubbio.

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