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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Scontri dopo Lecce-Carpi, scarcerati sei fra gli ultras arrestati dalla Digos

Alcuni di loro avevano in parte ammesso le proprie responsabilità, chiedendo scusa per quanto avvenuto. I fatti dopo il triplice fischio nella finale dei play-off. Una guerriglia dentro e fuori dallo stadio che ha fatto scattare un blitz su vasta scala

LECCE – Hanno lasciato il carcere di Borgo San Nicola sei degli undici tifosi giallorossi arrestati sabato scorso dagli agenti della Digos del capoluogo salentino perché ritenuti responsabili degli incidenti e delle violenze all’interno e all’esterno dello stadio “Via del Mare” al termine dell’incontro del 16 giugno scorso contro il Carpi, che decretò la mancata promozione in serie B dei pugliesi. Nonostante il parere negativo dell’accusa, il gip Giovanni Gallo, al termine degli interrogatori di garanzia, ha scarcerato (con l’obbligo di dimora) Francesco Cannoletta, 26enne di Cavallino; e Renato Orlando, 42enne di Morciano di Leuca.

Il giudice ha disposto gli arresti domiciliari per Christian Capoccia, 30enne leccese; Simone Fiorentino, 34enne di Lecce; Antonio Carmine Angelè, 40enne di Matino; Gabriele Greco, 27enne, leccese. Confermata, invece, la custodia cautelare in carcere per Giuseppe Campobasso, 36enne di Copertino; Andrea De Giorgi, 37enne del capoluogo salentino; e Riccardo Tondo, 30enne di San Cesario di Lecce.

Ancora da definire la posizione di Antonino Raccardi, 23enne di Palermo, ritenuto responsabile, oltre che di atti di violenza all’interno dello stadio dopo l’invasione, anche del danneggiamento e dell’incendio che ha distrutto la jeep della polizia parcheggiata dietro la Tribuna centrale, sarà sentito per rogatoria dal gip del Tribunale di Palermo. Discorso analogo per Andrea Bufano, 36enne originario di Maglie, che si trovava nel capoluogo emiliano ed è stato arrestato dagli agenti della Digos di Bologna. Per Daniele Solito, 35enne di Sogliano Cavour, ritenuto il presunto aggressore del fotoreporter picchiato a bordo campo, rimane valido l’obbligo di dimora.

Tutti gli arrestati avevano deciso di rispondere alle domande del gip, fornendo la propria versione dei fatti e, in alcuni casi, una parziale ammissione di colpa. In particolare, Capoccia e Fiorentino, hanno chiesto scusa al giudice Gallo, in qualità di rappresentante dello Stato e delle istituzioni, per il loro comportamento violento e per gli atti compiuti in quella domenica di straordinaria follia. Scuse rivolte, per proprietà transitiva, all’intera cittadinanza. I due hanno, però, sottolineato come il loro operato non sia stato assolutamente premeditato ma abbiano agito in modo inconsueto e spontaneo, trascinati dagli avvenimenti e dalla delusione di una promozione sfumata sul più bello. Una circostanza che, come loro stessi hanno rilevato, non giustifica le loro azioni per cui si sono detti pronti ad assumersi le proprie responsabilità. A dimostrazione della mancata premeditazione e dell’esistenza di un progetto studiato a tavolino, il fatto che quasi tutti i supporters abbiano agito a viso scoperto, incuranti delle videocamere di sicurezza, delle forze dell’ordine e dei media.

Gli arrestati rispondono, a vario titolo, di resistenza aggravata a pubblico ufficiale, danneggiamento e violazione dell’articolo 6 quater della legge speciale 401 del 1989 (violenza o minaccia nei confronti degli addetti ai controlli dei luoghi ove si svolgono manifestazioni sportive).  In un caso, quello del giovane tifoso palermitano, è stata contestata anche la violenza privata e l’incendio.

Gli investigatori si sono convinti che vi sia un nesso di causalità tra gli incidenti del 16 maggio e quanto avvenuto il giorno prima all’interno di un noto ristorante cittadino quando, un gruppo di ultras, rivolse a calciatori e dirigenti minacce molto esplicite che si sarebbero tramutate in conseguenze reali nel caso in cui la squadra avesse mancato l’obiettivo promozione. Va comunque precisato che nessuno dei presunti protagonisti di quel raid corrisponde alle persone arrestate, tra le quali peraltro non ci sono destinatari di Daspo in corso. Gli indagati che hanno ottenuto l'attenuazione della misura sono difesi, fra gli altri, dagli avvocati Giovanni Valiani, Giuseppe Milli e Angelo Pallara. 

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