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Cronaca Racale

Scovato bunker dove coltivare la droga. Coperto da un camion, si entrava dal pianale

Nei guai proprietaria e genero. Solo qualche ora prima dell'arrivo dei finanzieri, il marito della donna, dai domiciliari era finito in carcere, avendo violato le prescrizioni del giudice. Acquisito l'hard disk del sistema di videosorveglianza dell’immobile

RACALE - Un bunker sotterraneo destinato alla coltivazione di marijuana nel fondo di un’abitazione nelle campagne di Racale, sopra al quale era stato piazzato un camion abbandonato, malridotto e senza pneumatici, a sua volta coperto lateralmente da pannelli per mascherare meglio l’ingresso. Per accedervi bastava scendere attraverso un’apertura ricavata sul pianale del mezzo dove era stata collocata una scala. 

Non è l’incipit di un film o di un romanzo ispirato a vicende criminali, ma la scena dinanzi alla quale si sono trovati, ieri sera, i finanzieri della compagnia di Gallipoli, presentatisi con dieci uomini. 

Ad accoglierli, intorno alle 21, c'erano la proprietaria, Monica Brocca, di 40 anni, incensurata, e il genero Michele De Icco, 25, di Melissano, ma domiciliato anche lui a Racale, che invece era già noto per furti. Assente, invece, il marito della donna, Gianluca Manni, 42 anni: solo qualche ora prima i carabinieri l’avevano accompagnato in carcere, perché essendo ai domiciliari per tentato furto (qui i dettagli), aveva trasgredito le prescrizioni del giudice, accogliendo tra le mura domestiche una persona del posto con numerosi precedenti per reati contro il patrimonio.

Non appena i militari hanno varcato la soglia di casa, il 25enne avrebbe cercato di nascondere della cocaina nel frigorifero, ma invano. La sostanza, per 28 dosi, è stata sequestrata insieme a bicarbonato di sodio, necessario a miscelazione e taglio, ad altre due di marijuana, a tre bilancini di precisione e diverso materiale per il confezionamento.

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Ma, come anticipato, la sorprendente scoperta è stata fatta nel terreno, collocato sul retro. Oltre al locale di circa 15 metri quadrati per 2,5 di altezza, ricavato sotto terra, grazie all’aiuto delle unità cinofile, si è scoperto anche un capannone dove era stata messa a essiccare dell’altra marijuana.

Le perquisizioni, svolte con il cane antidroga “Roma” del gruppo di Lecce, hanno permesso di scoprire quel nascondiglio destinato alla coltivazione di una piantagione di marijuana ricavato nel terreno rustico di pertinenza dell’abitazione, sopra al quale era stato collocato un camion non marciante in evidente stato di disuso, a sua volta coperto lateralmente da pannelli per mascherarne meglio l’ingresso.

Per accedervi, come detto, veniva usata una botola ricavata sul pianale del mezzo dove era stata collocata una scala in legno. Il locale era stato adibito ad una vera e propria serra di coltivazione, con materiale isolante, ventilatori, pompe di calore, soffiatori, riflettenti, lampade Uv e termostato digitale. In tutto sono state sequestrate 49 piante di marijuana, in parte già raccolte, con un’altezza oscillante tra i 60 e i 100 centimetri.

Ultimate le procedure, sia per la donna, sia per il genero, difesi dall'avvocato Stefano Stefanelli, sono stati disposti i domiciliari. A chiarire meglio il loro ruolo, saranno le indagini delle fiamme gialle, e un contributo prezioso a chiarire tutti i contorni della vicenda potrebbe arrivare dall'analisi dell'hard disk del sistema di videosorveglianza di cui era dotato l’immobile, ammesso che i filmati siano ancora in memoria. 

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