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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Scacco al clan della droga: fiumi di cocaina ed eroina nel Salento

All'alba di oggi la Divisione investigativa antimafia ha dato esecuzione a undici ordinanze di custodia cautelare in carcere per esponenti della Scu brindisina. La droga veniva smistata anche nella provincia di Lecce

LECCE – All’alba di oggi, la Divisione investigativa antimafia, sezioni di Lecce e Bari, ha dato esecuzione a undici ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettante persone residenti in provincia di Brindisi. Su tutti, la pesante accusa, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata all’illecita detenzione e vendita di sostanze stupefacenti, spaccio di droga e detenzione e porto illegale di armi da fuoco. In arresto sono finiti in undici. 

La presunta organizzazione criminale, con base nel capoluogo brindisino e capeggiata da elementi di spicco della frangia locale della Sacra corona unita, avrebbe provveduto a smistare nelle province di Brindisi e Lecce, ingenti quantitativi di cocaina, hashish e, soprattutto, eroina albanese, gestendo il mercato di quest’ultima sostanza stupefacente quasi in regime di monopolio, forte del potere di intimidazione in grado di esercitare anche nei confronti degli altri gruppi criminali operativi in città.

Altri sette soggetti, ritenuti contigui alla Scu, sono indagati in stato di libertà per gli stessi reati.

L'operazione di oggi, i cui particolari sono stati illustrati dal procuratore della Repubblica di Lecce, Cataldo Motta, è una diretta promanazione dell’operazione “Berat-Dia” che, nel 2007, portò all’arresto dei fratelli albanesi Lekli e di diversi brindisini, rei di aver trafficato stupefacenti, importandola dalle sponde del Paese delle Aquile. Un’associazione mafiosa armata, capeggiata dai fratelli Brandi, dedita all’estorsione e per la quale è stata già pronunciata una sentenza di condanna in primo grado. La corposa documentazione di dati acquisiti, ha permesso agli investigatori di aprire un secondo fascicolo, per un’associazione finalizzata al traffico di droga. 

ConfStam-2Grazie a una lunga e complessa attività d’indagine, che si è avvalsa di intercettazioni ambientali e controllo del territorio, gli uomini della Direzione investigativa antimafia di Lecce, guidati dal dottor Leonzio Ferretti, hanno ricostruito ruoli e profili di coloro che avevano un ruolo intermedio nell’associazione. Si tratta, cioè, di quei soggetti che si occupavano di prendere in consegna i carichi di droga che giungevano in Italia dal Paese delle aquile. 

La droga raggiungeva le nostre coste a bordo di potenti gommoni oceanici o nascosta a bordo di tir e autovettura in viaggio sui traghetti di linea. Una volta raggiunta la Puglia, il prezioso carico veniva preso in consegna dagli arrestati, che si occupavano di occultarli in attesa di essere poi ceduti ai vari spacciatori del brindisino e del leccese. In particolare la droga veniva nascosta in campagna, seppellita in posti convenuti con fucili mitragliatori e pistole. In seguito, dopo essere stata recuperata, veniva smistata ai vari corrieri, che si occupavano di smerciarla. In particolare, secondo l'ipotesi accusatoria, erano Andriola e Gerardi a occuparsi di rifornire il mercato salentino. 

"L'operazione odierna - ha commentato il procuratore Motta - dimostra, ancora una volta, come l'Albania sia il principlae punto di snodo della droga che raggiunge le nostre coste. Fondamentale in questi anni, nella lotta al traffico internazione di droga, si è dimostrato il ruolo svolto dalla Dia di Lecce".

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