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Cronaca

Se i quotidiani locali s'intendessero sul senso di sviluppo e territorio

Un gruppo di ricerca composto da cinque universitarie della facoltà di Sociologia alza il velo sul mondo dell'informazione locale. Ed emerge un dato tra tutti: "Concezioni di sviluppo molto diverse, che spesso si sovrappongono"

 

LECCE – Per capire se c’è una linea che unisce le due cose, in che modo e come è mutato il significato che la società salentina attribuisce a termini come sviluppo e territorio, si sono messe lì a spulciare le pagine di giornali cartacei e testate on line d’informazione molto local, qualcosa come 500 articoli apparsi su Il Quotidiano di Lecce, Il Corriere del Mezzogiorno, La Gazzetta del Mezzogiorno, Il Paese Nuovo, LeccePrima nei giorni di domenica, martedì e mercoledì nel periodo compreso fra il 16 ottobre 2011 e il 29 febbraio 2012. Un lavoro d’uncinetto, se ci lasciano passare l’immagine di altri tempi. E invece i tempi su cui hanno posto attenzione sono contemporanei, eccome.

Un gruppo di ricerca composto da cinque universitarie determinatissime ad alzare il velo su quel mondo dell’informazione che cucina notizie tutti i giorni ma che “restituisce la diffusione di concezioni di sviluppo molto diverse, che spesso si sovrappongono in maniera indistinta, dando luogo a un mélange nel quale non sono più chiaramente riconoscibili i presupposti e le implicazioni dei vari approcci”. Insomma, scriviamo, noi dell’informazione, fiumi di parole che ruotano intorno a economia, sviluppo, territorio, ma lo facciamo dando per scontato che tutti, lettori e operatori dell’informazione, si sia d’accordo sull’accezione del loro significato. Ma intendiamo tutti la stessa cosa? E invece, nascono così vere e proprie ‘mode’ lessicali che generano ulteriore confusione in un quadro già dominato dall’incertezza e, talvolta, dall’approssimazione”.

Sono i passaggi chiave, quelli virgolettati, dello studio condotto con la direzione del professor Angelo Salento, Facoltà di Economia (Corso di Laurea magistrale in Gestione delle attività turistiche e culturali, Insegnamento di Sociologia generale ed economica) dell’Università del Salento. Che insieme al gruppo di studentesse di Economia (Marcella Barone, Valentina Fanelli, Valeria Fatone, Paola Marsano e Lucia Trani) ha elaborato la ricerca sul tema Il cultural circuit dello sviluppo locale: concezioni di sviluppo e di territorio nei quotidiani locali del Salento.

Territorio, per esempio. Dai comunicati che giungono nelle redazioni e che vanno dalla sagra della melanzana al report sul consiglio comunale, alla politica, territorio (dal vocabolario della lingua italiana Estensione di terreno circoscritta entro confini ben delimitati e soggetta a una determinata giurisdizione: il t. di uno Stato, di una provincia, di un comune; t. nazionale, coloniale) sono tra i termini più inflazionati. La parola territorio muta, cambia pelle, il suo significato non è più un semplice pezzo di terra delimitato da un confine, sia esso di Stato o tracciato col muretto a secco, ma evoca società, sviluppo, progresso, economia, un termine roboante spesso usato, molto ci sguazza la politica,  per fare risuonare il concetto di sviluppo.

Ed eccoli, in percentuali, i “termini utilizzati oltre misura”. Complessivamente, nell’ambito dei 498 articoli raccolti, la parola “territorio” ricorre 701 volte, in 293 articoli (pari al 58,84% degli articoli raccolti). Di questi 293, il 23,55% sono contenuti in Il Paese Nuovo, il 23,21% nel Quotidiano; il 19,80% in LeccePrima; il 17,41% nella Gazzetta del Mezzogiorno; il 16,04% nel Corriere del Mezzogiorno. Il termine ricorre in titolo, sottotitolo o occhiello 45 volte, di cui 4 nel Quotidiano (8,89%), 1 nel Corriere del Mezzogiorno (2,22%), 11 nella Gazzetta del Mezzogiorno (24,44), 16 in Il Paese Nuovo (35,56%), 13 in LeccePrima (28,89%).

Mediamente, negli articoli che contengono la parola “territorio”, il termine ricorre 2,39 volte. Nel dettaglio: LeccePrima 2,88%; La Gazzetta 2,88%; Il Paese Nuovo 2,49%; Il Quotidiano 2,03%; Il Corriere del Mezzogiorno 1,64%. Il quotidiano con il maggior numero relativo di articoli contenenti ricorrenze di “territorio” è Il Quotidiano (81,93%), seguito da Il Paese Nuovo (64,49%), La Gazzetta del Mezzogiorno (57,30), LeccePrima (51,33) e Corriere della Sera (44,34%).

Articoli con ricorrenze di territorio/territoriale (%)

Il quotidiano con il maggior numero relativo di ricorrenze (rispetto al numero di articoli raccolti) è Il Quotidiano (166,27%), seguito da La Gazzetta del Mezzogiorno (165,17%), Il Paese Nuovo (160,75%), LeccePrima (147,79%) e Il Corriere del Mezzogiorno (72,64%).

Ma Il cultural circuit dello sviluppo locale non accende la spia lampeggiante sul sinonimo di Territorio, come se non bastasse. Pensavate fosse finita qui? Macché.  Territorio come sinonimo di ambiente naturale (come nell’esempio: «la [...] imponente e lussuosa struttura turistica alberghiera […] rappresenta bene un metodo aberrante di giungere alla realizzazione di pseudo-economie infrangendo o aggirando leggi e procedure a danno del territorio»);

Territorio come sinonimo di ambiente vissuto (come nell’esempio: «mantenere pulito e decoroso il largo territorio di una città splendida baciata dalla natura»); come contesto dello sviluppo in accezione local-sviluppista liberista (ad. es., «dallo studio è emerso che il Salento, rispetto ad altre aree dell'Italia, è il territorio dove è più difficile per le donne diventare imprenditrici»);Immagine2-3-7

Poi, c’è il termine sviluppo. Quale uso ne fanno i giornali? Molto local, anche in questo caso, quasi fosse staccato dal concetto che esprime la parola in sé. Si parla nel rapporto di “Concezione divarista-dipendentista: è l’approccio secondo il quale la condizione del Mezzogiorno va interpretata come una subalternità storica rispetto al Centro-Nord, ossia su una situazione di dualismo economico fondata sul circolo vizioso della povertà. È l’approccio del meridionalismo rivendicazionista, che ha fondato la stagione dell’intervento straordinario, e che oggi trova critiche accese e un minor seguito, anche sulla base degli ‘effetti perversi’ indotti dalle politiche di intervento straordinario”.

E per la ricerca delle notizie, come la mettiamo? Quanto i giornali locali sono “schiavi” dei comunicati stampa e quanto invece lavorano per ricercare notizie di propria fonte?

I dati raccolti mostrano, per ciascuna testata, la proporzione fra le fonti di produzione delle notizie: notizie di fonte giornalistica (ossia derivanti da un’iniziativa dello stesso redattore); notizie di provenienza istituzionale-amministrativa (ossia provenienti da iniziative riferibili alla classe politica e amministrativa locale); notizie provenienti da enti o associazioni della cosiddetta società civile (compresa l’Università) o da privati cittadini.

Le evidenze mostrano una netta prevalenza di notizie di produzione istituzionale, restando del tutto minoritarie – e nel caso del Corriere del Mezzogiorno del tutto assenti – notizie di produzione giornalistica. L’unica testata che ospita un numero significativo di notizie di produzione giornalistica è Il Paese Nuovo (fra i cui articoli, circa il 20% nasce dall’iniziativa dei redattori).

Il quotidiano che contiene la maggior quantità di articoli con interviste/dichiarazioni rispetto al totale degli articoli rilevanti è LeccePrima (92,04%). Seguono il Corriere del Mezzogiorno (80,19%); il Quotidiano (79,52%); La Gazzetta (77,53%); il Paese Nuovo (57,01%). Mediamente, le interviste contenute negli articoli che ne contengono almeno una sono LeccePrima 1,79; La Gazzetta 1,78; il Quotidiano 1,70; Il Corriere del Mezzogiorno 1,53; Il Paese Nuovo 1,36.

“Le evidenze che l’analisi dei quotidiani hanno consegnato non sono confortanti”. Già. C’è da riflettere. Secondo la ricerca, nelle sue conclusioni, “la costruzione delle notizie restituisce la diffusione di concezioni di sviluppo molto diverse, che spesso si sovrappongono in maniera indistinta, dando luogo a un mélange nel quale non sono più chiaramente riconoscibili i presupposti e le implicazioni dei vari approcci; la difficoltà, per conseguenza, di controllare la diffusione di “parole-chiave” (il riferimento, in questa ricerca, è all’uso della parola territorio; ma non sarebbe difficile individuare altri termini di successo, come ad esempio identità, patrimonio, eccellenza/e e via dicendo) utilizzate in modo assai poco sorvegliato: vere e proprie “mode” lessicali che generano ulteriore confusione in un quadro già dominato dall’incertezza e, talvolta, dall’approssimazione; la tendenza ad accettare pressoché acriticamente il lessico essenziale della valorizzazione (economica), ossia un approccio - che in questa sede abbiamo convenzionalmente definito local-sviluppista liberista - che assume la necessità di una costante Immagine1-11-8competizione fra territori”.

Cosa rischia l’informazione locale?

“Il rischio di una celebrazione del territorio - del proprio territorio - in chiave in pari tempo localistica e ‘concorrenziale’; il rischio di non comprendere il quadro delle dinamiche macro-economiche e macro-politiche che condizionano la vita e la situazione economico-sociale del contesto locale, e quindi di non saper assumere in questo più ampio quadro un ruolo consapevole; ma anche il rischio di assumere l’imperativo della ‘competitività del territorio’ come un imperativo di valorizzazione (economica) delle risorse, prioritario ma intrinsecamente incompatibile con altre dimensioni dello sviluppo, pur percepite come rilevanti”.

Tutta colpa dell’informazione? I ricercatori dicono di no. “I quotidiani locali, infatti – si legge nel report -, non producono una discorsività autonoma rispetto alla platea dei soggetti (individuali e, soprattutto, collettivi e istituzionali) che quotidianamente cercano e ottengono rappresentazione nei giornali (della cui platea, peraltro, costituiscono una porzione significativa).

E ancora: “Se quest’evidenza vale, da un lato, a sollevare (almeno parzialmente) le redazioni da un’immediata responsabilità rispetto ai contenuti dell’informazione, dall’altro tuttavia pone il problema, non meno rilevante, dell’indipendenza del lavoro giornalistico dall’arena politica e dalla vita istituzionale del contesto locale: i giornali, nel complesso, non sembrano riuscire a esercitare - almeno per quel che concerne gli argomenti e gli ambiti rilevanti in questa ricerca - un ruolo di “filtro” e di rielaborazione del discorso sociale”.

E su questo punto, forse, che l’informazione locale, ma non solo, dovrebbe riflettere. Scrivere notizie scelte per il gradimento dei lettori, oppure scavare nella realtà, a prescindere dal customer satisfaction? Notizie spot o semplicemente notizie? Forse il Salento, benedetto Salento, è stato scambiato per prodotto-immagine da pubblicizzare, a prescindere, senza più curarsi di se stesso. Con l’informazione che in un contesto locale ambisce più a tener fede ad un’immagine di successo che è stata accreditata a questo territorio nell’ultimo quindicennio. Oltre il Salento il suo logo, dentro il Salento, forse, un’altra storia.

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