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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Dopo 26 ore di camera di consiglio slitta la sentenza per Raffaele Fitto

I giudici della seconda sezione del Tribunale di Bari sono riuniti da lunedì sera. Nell'ambito dell'inchiesta in cui l'ex ministro risponde anche di corruzione e peculato, l'accusa ha chiesto la condanna a sei anni e sei mesi

BARI -  Non è bastato un giorno di camera di consiglio ai giudici della seconda sezione del Tribunale di Bari per emettere la sentenza nei confronti dell'ex ministro e governatore della Puglia, Raffaele Fitto e degli altri 26 imputati per i quali l'accusa ha chiesto una condanna nell'ambito del procedimento che riguarda un intreccio tra politica, imprenditoria e sanità. I reati ipotizzati per l'esponente del Pdl, per il quale il pm ha chiesto sei anni e sei mesi, sono corruzione, illecito finanziamento pubblico ai partiti, peculato e abuso d'ufficio. I fatti contestati vanno dal 1999 al 2005.

Il convincimento maturato al termine dell'inchiesta è che ci sia stato un accordo per garantire alla cooperativa "La Fiorita" diverse concessioni per la fornitura di servizi in enti pubblici e aziende sanitarie della regione, ma anche la gestione di undici residenze sanitarie assistite tramite un appalto di circa 200 miliono di euro. Secondo l'accusa, Fitto avrebbe ricevuto dall'imprenditore ed editore romano, Giampaolo Angelucci, una tangente da mezzo milione di euro e una somma identica sarebbe stata versato al movimento politico "La Puglia prima di tutto", che all'ex ministro fa capo. 

Per Angelucci la procura ha chiesto, per corruzione e finanziamento illecito la pena di 4 anni e sei mesi, oltra alla confisca di 10 milioni e mezzo di euro. Una condanna ad un anno e quattro mesi è stata chiesta per l'editore salentino Paolo Pagliaro, candidato alle imminenti elezioni con i Moderati in rivoluzione e accusato di corruzione in concorso con Fitto che ha sempre respinto le imputazioni.

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