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Cronaca

Infettati dopo trasfusione, la Corte di Strasburgo riconosce il danno morale

Pubblicata la sentenza che riguarda 24 cittadini salentini affetti da epatite B. La battaglia, che ha coinvolto centinaia di altri pazienti italiani, è partita dall'Associazione giovani talassemici di Lecce

LECCE – La Corte Europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha accordato un risarcimento pari a circa 20 milioni di euro complessivamente per 375 cittadini che hanno contratto alcuni virus - Aids, epatite B e C - in seguito a trasfusioni di sangue.

I pazienti salentini coinvolti dal pronunciamento sono 24 (affetti da epatite B), sebbene due non siano più in vita, e riceveranno una somma compresa tra 20 e 30mila euro a testa. Protagonisti di questa battaglia giudiziaria l’Associazione giovani talassemici di Lecce che, con l’avvocato Paola Perrone, ha presentato nel giugno del 2012 il ricorso.

I giudici europei, nel riconoscere la fondatezza dell’istanza, hanno aperto una cosiddetta causa pilota nella quale sono confluiti altri ricorsi provenienti da altre regioni italiane tanto che il numero totale dei ricorrenti era di circa 800 cittadini: come detto, poco meno della metà si è visto riconoscere il risarcimento.

“Una vittoria faticosa quella di oggi, ma dedicata alla salute dei cittadini e al futuro della sanità pubblica – ha spiegato il legale –. Siamo felici di esser stati i primi in Italia e gli unici in Puglia ad aver creduto nella corte di Strasburgo”.

Il lungo iter giudiziario è iniziato alla fine degli anni novanta, ma solo nel 2007 lo Stato ha emanato una legge per una procedura transattiva, con possibilità di presentazione delle relative domande a partire dal 2010. Due anni dopo, però, un decreto ha di fatto inserito dei criteri così rigidi da escludere di fatto moltissimi degli interessati. A quel punto l’associazione e l’avvocato Perrone hanno deciso di investire della questione la Corte di Strasburgo: quando i giudici hanno aperto la causa pilota, lo Stato ha cercato di correre ai ripari con un provvedimento che attribuisce a tutti coloro che hanno inoltrato domanda di transazione il diritto ad un indennizzo di 100mila euro.

La sentenza pubblicata oggi, che riguarda esclusivamente il danno morale, ha un grande significato riconoscendo la violazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (articolo 2, diritto alla vita). Adesso la procedura prevede un lasso di tempo per la presentazione dell’appello da parte dell’Italia. 

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