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Cronaca Monteroni di Lecce

Sequestrato patrimonio di Vetrugno, morto assassinato

La Dia ha sequestrato beni mobili e immobili riconducibili al 55enne di Monteroni già legato al clan Tornese ed ucciso con un colpo di pistola a dicembre. Masserie, attività e persino una tigre

MONTERONI DI LECCE - Redditi dichiarati ai margini della povertà, ma un patrimonio, secondo una stima della Direzione investigativa antimafia, a detta degli stessi investigatori persino cauta nelle valutazioni, di non meno di 1 milione e mezzo di euro. Abitazioni, terreni, una masseria, attività commerciali sparse sul territorio, nell'hinterland di Lecce. E animali. Tanti animali. Non solo comuni capi di bestiame, però. Nella lista rientra a pieno titolo persino una rara tigre siberiana di 16 anni. Un immenso capitale finito ora sotto sequestro. "Prima che fosse totalmente venduto, come, in effetti, stava accadendo", ha spiegato il numero uno della procura leccese, Cataldo Motta, nel corso di una conferenza stampa convocata questa mattina al secondo piano del palazzo del tribunale di Lecce, per illustrare l'operazione degli uomini della sezione operativa, diretti da Leonzio Ferretti.

Tutti gli immobili, così come gli animali, sarebbero riconducibili a Lucio Vetrugno, 55enne di Monteroni di Lecce. Già condannato per 416 bis. E tornato in libertà da qualche anno. Per essere assassinato con un colpo di pistola alla base del collo la mattina del 22 dicembre del 2010 (https://www.lecceprima.it/articolo.asp?articolo=24647). Un'arma di piccolo calibro, quella usata. Una 7,65. Tale da provocare una lesione letale, lasciando un segno pressoché minuscolo. Tanto che il medico legale riuscì a trovare il proiettile solo in tarda serata, facendo una radiografia. Un delitto, quello del 55enne, sul quale è ancora aperta l'indagine del nucleo investigativo dei carabinieri. Il corpo, fu trovato riverso per terra all'esterno della masseria della famiglia Vetrugno, in località "La Tenente", nelle campagne al confine fra Monteroni e Copertino. Da allora, tutta la vicenda è ancora ammantata da un velo di profondo mistero.

Il sequestro preventivo di oggi, finalizzato all'eventuale confisca dei beni, ha dunque dato un'accelerata ad un'indagine in realtà già in piedi quando l'uomo era ancora vivo. "A norma di legge si può procedere anche sugli eredi, nei casi di persone indiziata di mafiosità". Ha spiegato il procuratore capo Motta. E dunque, in questo caso specifico, "il figlio e le due figlie di Vetrugno, e la vedova, Giuliana Stifani".

Il grosso è senza dubbio rappresentato dalla masseria, già teatro dell'assassinio. Un'area di tre ettari e mezzo. Al centro, una grande costruzione di circa 500 metri quadri. "Nonostante la tempestività - ha però ricordato il procuratore capo -, parte del patrimonio, riguardante ovini e bovini, è stato già venduto. A fronte di 350 capi, fra pecore e capre, la Dia ne ha trovati solo una trentina". E poi, nella masseria, chiusa in una gabbia, c'era anche la famosa tigre siberiana, già fautrice, suo malgrado, di vere e proprie leggende metropolitane che si sussurravano da anni in paese. "Una connotazione talmente particolare - ha aggiunto Motta - che negli stessi ambienti, Vetrugno era conosciuto come Lucio della tigre". Ora, l'animale, un gattone capace di ingurgitare fino a trenta chili di carne al giorno, è sotto tutela. L'ha preso in consegna il corpo forestale dello Stato.

Ci sono, poi, gli altri immobili. Due abitazioni a Monteroni, e, soprattutto le attività commerciali. "Il bar, sempre a Monteroni, gestito dalla figlia, Insonnia Caffè. Un nome ricorrente - ha tenuto a precisare il capo della procuira leccese - tanto che se ne trova anche uno a Leverano, così come a Copertino è stato sequestrato il Club Insonnia, apparentemente intestato a Massimiliano Mancarella, marito di una delle due figlie di Vetrugno". Un altro complesso dallo stesso nome, "gestito da Mauro Alfieri, che noi riteniamo essere un prestanome", si trova, invece, a San Cesario di Lecce. Nel computo dei beni, non vi sono automobili. Quelle di Vetrugno erano in leasing, il contratto s'è estinto automaticamente con il decesso.

Vetrugno era ritenuto un personaggio di spicco della criminalità organizzata, almeno per quel che riguarda i suoi trascorsi. "Particolarmente vicino ai vertici del clan dei fratelli Tornese della Scu", ha precisato il procuratore. "Fu trovato con una sfoglia mandata da Angelo Tornese (o "pizzino", che dir si voglia, Ndr), con precise direttive operative. Fu quella la prova principale dell'accusa". Resta ancora l'enigma sulla sua morte. Chi l'ha freddato, e perché?

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