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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Final blow: dopo la condanna, per un 36enne sequestro di beni per 150mila euro

Un appartamento nel centro di Merine, la frazione di Lizzanello e un’autovettura: sono i beni di Pronjiai Skhelsen, uno degli individui coinvolti nella maxi operazione del febbraio 2020

LECCE – Scatta il sequestro dei beni di Pronjiaj Skhelsen, il 36enne di origini albanesi conosciuto come “Genny” e coinvolto nella maxi operazione “Final blow” dello scorso anno. Nelle ultime ore gli agenti della Divisione anticrimine della questura, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia presso la Procura della Repubblica di Lecce, hanno infatti eseguito il provvedimento. Il sequestro, per un valore di oltre 150 mila euro, riguarda un appartamento di recente costruzione e di un box, entrambi in Corso Italia a Merine, la frazione del comune di Lizzanello e della sua Mini Cooper Countryman.

Il 36enne è stato condannato con una sentenza dello scorso 10 giugno alla pena di dieci anni di reclusione perché ritenuto facente parte di un’associazione a delinquere specializzata nel traffico di droga. La misura dei sigilli, emessa dal tribunale del capoluogo salentino, va così ad aggredire il patrimonio accumulato nel tempo, nell’ambito delle attività in organizzazioni criminali. L’uomo è infatti conosciuto per aver gestito alcune attività commerciali prima dell’arresto. Esercizi con sede a Melendugno e nelle marine. A San Foca, infatti, per anni ha portato avanti un bar e pasticceria che, stando ai riscontri investigativi, lui avrebbe acquisito in maniera illecita, estromettendo il precedente titolare.

Prima ancora del blitz "Final blow" della squadra mobile Pronjiaj, in passato parrucchiere in un salone di Borgagne, era già balzato agli onori delle cronache per uno spericolato inseguimento - a una velocità di 160 chilometri orari - dopo essere sfuggito all'alt dei carabinieri. Bloccato qualche minuto dopo e trovato in possesso di alcuni grammi di sostanza stupefacente.foto autovettura-2

Proprio nella zona del litorale adriatico sarebbero state concentrate anche le restanti attività illegali del gruppo, sul quale gli inquirenti hanno indagato a partire dal 2017 e fino a febbraio del 2020, quando scattarono le misure cautelari.

Da quel momento quattro le misure di prevenzione patrimoniali nei confronti di altrettanti individui coinvolti nella maxi indagine: sigilli a beni mobili, immobili, attività economiche e conti per un valore complessivo di circa un milione di euro.

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