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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Final blow: tra i beni sequestrati a un imputato anche un lounge bar leccese

I sigilli patrimoniali, per 350mila euro, nei confronti di una delle figure di spicco dell'organizzazione criminale smantellata nel blitz del febbraio 2020

LECCE – Sequestrati i beni di Antonio Leto, 31enne di Caprarica di Lecce. L'uomo è imputato nel processo avviato a seguito dell’operazione “Final blow” della squadra mobile e scattato nel mese di febbraio del 2020. Nella mattinata di oggi, infatti, la polizia ha apposto i sigilli a uno scooter Yamaha e a due vetture, una Mercedes Glc e una Volskwagen Polo. Oltre ai veicoli però il sequestro, per un valore di circa 350mila euro, ha riguardato anche un immobile a San Foca e al GeMI lounge bar di via Benedetto Croce, nel rione Partigiani di Lecce.

Il provvedimento, finalizzato alla confisca, è stato eseguito dagli agenti della Divisione anticrimine della questura. Leto è considerato figura emergente, ma di rilievo, nelle attività illecite esercitate sul litorale melendugnese. Per lui il magistrato Giovanna Cannarile, che ha coordinato le indagini, ha invocato il mese scorso una condanna a 18 anni. A seguito della misura cautelare in carcere, il personale dell’Ufficio misure di prevenzione patrimoniali della Divisione Anticrimine ha effettuato una mappatura dei beni mobili e immobili riconducibili al 31enne o comunque a persone a lui vicine.

I beni del 31enne sequestrati dalla polizia

Tanto che nel corso dell’attività investigativa – supportata da riscontri camerali, tributari, catastali e bancari -  è emersa una sproporzione tra il patrimonio e il reddito dichiarato da Leto. In particolare, le indagini hanno acceso i riflettori sul presunto reinvestimento di denaro incassato illegalmente in esercizi commerciali o proveniente da altre attività economiche. Una prassi che Leto avrebbe reso possibile utilizzando prestanome all’interno della sua cerchia familiare e di terzi intestatari. La proposta di applicazione della misura di prevenzione patrimoniale è stata firmata dal questore leccese Andrea Valentino e dal procuratore della Repubblica di Lecce Leonardo Leone de Castris ed emessa lo scorso 20 aprile dalla Sezione riesame e misure di prevenzione del Tribunale del capoluogo salentino a firma del presidente Roberto Tanisi.

Il maxi blitz di un anno addietro, eseguito dai poliziotti coordinati dal vicequestore Alessandro Albini assieme a 400 uomini della polizia, partì da una lettera inviata dal carcere dall'ergastolano Cristian Pepe. Da quella missiva, sottoposta a perizie grafologiche per mesi, emerse la fitta rete di contatti fra i componenti del sodalizio criminale e delle loro attività illecite. Attività che andavano dalla gestione del mercato di stupefacenti sulle piazze locali, fino alle "interferenze" nel gioco d'azzardo.

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